Le due organizzazioni denunciano l’esistenza di oltre 100 mila operatori abusivi con un giro d’affari intorno a 1 miliardo di euro all’anno. Le richieste al Governo
Fiva Confcommercio e Anva Confesercenti rappresentano oltre il 60% delle imprese regolari di commercio su aree pubbliche. Nel contesto economico attuale – caratterizzato da una forte mutazione dei consumi – i mercati ambulanti sono – più di altri comparti – esposti ai rischi di marginalità e di concorrenza sleale. Con fenomeni significativi di abusivismo e contraffazione, gli operatori regolari del settore rischiano di essere additati come “venditori ambulanti” nel senso più deteriore e negativo del termine.
Nel commercio su aree pubbliche c’è, dunque, un problema non solo economico, ma anche di trasparenza e di legalità che spesso viene ignorato. In questo senso Fiva Confcommercio e Anva Confesercenti sono costantemente impegnate in campagne di informazione e di denuncia dei fenomeni illegali. Le due organizzazioni stimano l’esistenza di un mercato sommerso di oltre 100 mila operatori abusivi, con un giro d’affari che si aggira intorno a 1 miliardo di euro all’anno. Quanto ai prodotti contraffatti, i più venduti riguardano l’abbigliamento, l’occhialeria, la pelletteria, gli articoli musicali e audiovisivi.
Questa situazione di incertezza si è aggravata negli ultimi anni in coincidenza con l’introduzione nell’ordinamento nazionale della cosiddetta Direttiva Bolkestein che ha fermato gli investimenti e creato profonde spaccature all’interno della categoria. Il risultato è che in questo modo un intero settore rischia di ritornare nel limbo di una mediocrità che frena lo sviluppo economico dell’impresa. Un esempio lampante è la norma sulle modalità di assegnazione delle concessioni (il comma 1181 della Legge di Bilancio 2018) che richiede il requisito del reddito unico familiare e della conduzione diretta del banco per bypassare l’accesso all’attività. Una disposizione da abrogare immediatamente.
Fiva Confcommercio e Anva Confesercenti chiedono pertanto al Governo e al Parlamento una riforma del commercio su aree pubbliche che superi la Bolkestein.
A questo proposito le due organizzazioni più rappresentative del settore chiedono:
– l’abrogazione del comma 1181 della Legge di Bilancio 2018 sulle modalità di assegnazione delle concessioni e la previsione di criteri uniformi nel rilascio e rinnovo delle stesse, basati sulla professionalità maturata nel posteggio;
– la rinnovabilità delle concessioni con procedure semplificate;
– l’individuazione di profili di competenza specifica di Stato, Regioni e Comuni al fine di evitare sovrapposizioni normative deleterie;
– norme severe a tutela della concorrenza con sanzioni più mirate ed efficaci contro l’abusivismo e la contraffazione;
– la tutela e la valorizzazione delle aree mercatali attraverso la diversificazione merceologica e l’introduzione di mercati di qualità;
– divieti di incrocio nella partecipazione a società di capitale;
– la promozione del ruolo della formazione tecnica e dell’associazionismo fra gli operatori del settore;
– il rilancio dei mercati tramite politiche di ammodernamento delle aree e degli impianti, linee di credito agevolato per la ristrutturazione delle imprese e l’acquisto di mezzi ecocompatibili, politiche fiscali mirate che favoriscano gli investimenti aziendali.
Queste le parole di Maurizio Innocenti, presidente ANVA Confesercenti, nel corso dell’Assemblea nazionale: “Negli ultimi anni, la condizione del commercio ambulante è nettamente peggiorata. Si vive nell’incertezza, mentre gli imprenditori assistono impotenti alla perdita di valore della propria impresa. Valore scivolato, in molti casi, a livelli minimi, mentre l’abusivismo e il mancato rispetto delle regole crescono. Un fenomeno evidente, che spesso si accompagna al degrado dei mercati e delle strutture. Una situazione che incide sull’immagine di tutto il settore. I nostri mercati stanno perdendo fascino, con un lento processo di dequalificazione cui vogliamo opporci con tutte le nostre forze.
“L’incertezza è stata un freno micidiale, che sta ingessando e bloccando tutto il settore – ha continuato Innocenti – Ed è un’incertezza che viene aggravata, troppe volte, dalle trovate della politica. Noi siamo imprenditori, storicamente fra i più attivi e avveduti, e c’è chi ci vorrebbe tramutare in lavoratori socialmente utili. Una prospettiva che dobbiamo rispedire con forza al mittente, a quei politici che vorrebbero relegarci lì. E a loro diciamo che è il loro ruolo, che dovrebbe essere socialmente utile. E che troppo spesso se lo dimenticano. Per noi è arrivata l’ora di dire basta. Vogliamo certezze, siamo imprenditori e vogliamo agire come tali. Rivendichiamo il ruolo che storicamente ci compete nella distribuzione commerciale. Un commercio di qualità, di semplicità, sempre vicino alla gente, la forma allo stesso tempo più antica e più moderna. Per questo, rivendichiamo una legge speciale per il nostro comparto. Un comparto che oggi noi tutti abbiamo il dovere di mettere in condizione di funzionare. La Bolkestein è un problema, ma sono convinto, insieme, lo sapremo risolvere. La sfida è rivitalizzare un intero settore. Ridare vigore agli investimenti, ridare valore alle nostre imprese e al nostro lavoro. Dire basta all’abusivismo, dire sì ai mercati di qualità”.