Le recenti quotazioni del barile hanno rinfocolato le polemiche sui prezzi dei carburanti al distributore.
Sull’argomento è intervenuto stamane il Presidente Landi su Rai2 a “TG2 insieme”.
La questione ha spinto la Faib, ritornando nuovamente sull’argomento, ad uno studio, con riferimento ai prezzi e alle quotazioni dell’anno 2015, in cui si evidenzino le dinamiche insopprimibili della composizione del prezzo finale che gli italiani pagano alla pompa.
In base ai nostri elaborati, anche qualora il barile raggiungesse la quotazione € 0,00, gli italiani sarebbero costretti a pagare – a costi di produzione/lavoro costanti e senza ulteriori aggravi – per ricoprire i costi della filiera (estrazione, raffinazione, trasporto, stoccaggio, logistica, distribuzione primaria e secondaria, le accise e l’iva) la benzina a € 1,060 /lt e il gasolio a € 0.928 lt.
E’ del tutto evidente che l’ipotesi prospettata è puramente accademica ma serve far comprendere come dalla riduzione del costo del greggio nessuno si debba attendere una riduzione percentuale di pari importo. Occorre infatti prima di tutto tenere in evidenza il dato dell’incomprimibilità di alcune voci della componente dei costi della benzina e del gasolio. Innanzitutto le accise e l’IVA che da sole coprono in questo momento il 69 e il 68 % medio dei prodotti petroliferi e sono fissi, insensibili alle variazioni del prezzo del barile e del cambio euro/dollaro, oltre che degli scenari geo-politici; stesso discorso per il costo industriale, per il quale alcune componenti sono fisse e concernono i costi della logistica e del funzionamento e il costo del lavoro e degli occupati lungo tutta la filiera petrolifera. Anche questi sono costi insensibili alle variazioni dell’andamento del greggio in quanto operano in applicazione di contratti collettivi di lavoro. La parte variabile è esclusivamente quella legata da un lato al prezzo d’acquisto della materia prima che copre appena il 20% e in quota parte al margine lordo che in ogni caso è rimesso alle capacità concorrenziali degli attori della filiera.
Tutto ciò è evidenziato dal fatto che sul mercato interno i prezzi praticati in modalità self sono in linea con il prezzo medio dell’UE, e in qualche caso anche più basso.
Da ciò la conclusione che la riduzione di prezzi che è lecito attendersi è quella relativa esclusivamente alla diminuzione dell’incidenza percentuale del peso legato alla quota parte della quotazione del barile, depurato dalle componenti fisse. Ciò, a tranquillità degli automobilisti, testimonia che a variazioni in diminuzione del greggio corrisponde la stessa percentuale in diminuzione alla pompa, relativamente alla parte mobile del costo. Per attendersi ulteriori benefici bisognerebbe intervenire sulle accise rendendole flessibili come le quotazioni della materia prima, ma questa è competenza del Governo.
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