Per consumatori giù dopo 5 rialzi. Su imprese pesa il peggioramento del commercio al dettaglio
Novembre fa segnare una battuta d’arresto dell’ottimismo tra famiglie e aziende. Lo rileva l’Istat che registra una diminuzione della fiducia dei consumatori: da 116,0 di ottobre a 114,3.
Un ribasso che arriva dopo 5 rialzi e che è dovuto a una ripresa delle preoccupazioni sulla disoccupazione e in generale sulla situazione economica del Paese. Quanto alle imprese, l’indice mostra un “lieve calo”, da 109,1 a 108,8, su cui pesa il peggioramento del commercio al dettaglio, mentre i servizi toccano il livello più alto da metà
2016.
“Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in diminuzione seppur con intensità diverse”, fa notare l’Istat.
La sfera economica, relativa allo scenario italiano, e quella futura, che misura le attese, registrano un “calo più deciso” (rispettivamente da 143,3 a 139,2 e da 121,6 a 119,8) mentre “il deterioramento è più contenuto” per quel che riguarda da più vicino le famiglie, la cosiddetta “componente personale” (da 105,9 a 105,7), e quella “corrente”, sulla situazione del momento (da 111,5 a 110,1).
Passando alle imprese, anche in questo caso si interrompe una fase di crescita dell’ottimismo che proseguiva ininterrotta da tre mesi. L’andamento non è però uguale in un tutti i comparti.Anzi, l’Istituto di statistica parla esplicitamente di “segnali eterogenei”. In particolare, sottolinea, “il clima di fiducia rimane sostanzialmente stabile nel settore manifatturiero (da 110,9 a 110,8), aumenta nelle costruzioni e nei servizi (rispettivamente, da 130,3 a 132,1 e da 107,7 a 108,2); invece, il commercio al dettaglio registra una diminuzione (da 113,2 a 110,0)”.
“Analizzando le componenti dei climi di fiducia si segnala che nel commercio al dettaglio si registra un peggioramento sia dei giudizi sulle vendite correnti sia delle aspettative sulle vendite future; le scorte di magazzino sono giudicate in accumulo. Il clima di fiducia peggiora da 115,9 a 113,0 nella grande distribuzione e da 104,6 a 104,2 in quella tradizionale. Nella prima, si conferma sui valori dello scorso mese il saldo dei giudizi sulle vendite correnti, ma diminuisce quello delle attese sulle vendite future; nella seconda, si ridimensiona il saldo dei giudizi sulle vendite correnti ed aumenta quello delle attese sulle vendite future. Quanto alle scorte di magazzino, il saldo della variabile emerge in aumento in entrambi i circuiti distributivi”.