Aperture domenicali, Rossi: “Bene, è dal 2013 che con LIBERALADOMENICA attendiamo un intervento che porti ad una regolamentazione
Una nuova disciplina degli orari degli esercizi, che limiti le aperture nei giorni festivi ad otto all’anno: le domeniche di dicembre e ad altre quattro domeniche o festività durante il resto dei 12 mesi. E’ quanto prevede la nuova proposta di legge. Se approvata, vi sarebbe l’abrogazione della totale deregolamentazione degli orari e giorni di aperture introdotta dal Governo Monti nel 2012.
Il nuovo testo reintrodurrebbe quindi la chiusura domenicale obbligatoria e affiderebbe a comuni e regioni il compito di determinare il nuovo quadro delle regole, come previsto anche dall’iniziativa Liberaladomenica.
“Le liberalizzazioni delle aperture delle attività commerciali, erano state introdotte dal governo Monti per dare una spinta ai consumi grazie all’aumento delle opportunità di acquisto per i consumatori. Purtroppo come già avevamo sostenuto nel 2012 e per tutto il periodo successivo, si è verificato proprio il contrario e nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono state inferiori di oltre 5 miliardi di euro ai livelli del 2011 (dati nazionali), ultimo anno prima della liberalizzazione. Non solo – dichiara il Presidente della Confesercenti del Veneto Centrale Nicola Rossi – i consumi sono fermi ormai da 7 anni e se ci spingiamo oltre e confrontiamo i dati di luglio 2011 con luglio 2018 ci accorgiamo che le vendite nella gdo (grande distribuzione organizzata) sono rimaste stabili a 100 punti mentre la piccola distribuzione ha perso 17 punti arrivando a 83 punti. Se trasformiamo questi dati in percentuali significa 4-5 punti percentuale in meno. (*vedi allegato sulle vendite al dettaglio)
Questo è uno dei motivi, importantissimo, per cui è necessario tornare a regolamentare gli orari e le aperture – continua il Presidente Nicola Rossi – ma non l’unico. Se andiamo a vedere i dati dell’occupazione prendendo ad esempio Padova e confrontando il 2012 con il 2018 scopriamo una perdita di almeno 1800 posti di lavoro a causa delle chiusure di imprese nel commercio. Nessuno ha mai detto che bisogna chiudere sempre – continua Rossi – per noi sono importanti i diritti dei consumatori, ma parliamoci chiaro, anche prima del decreto Monti, era possibile fare acquisti di domenica perché un negozio su 5 era aperto, per non parlare delle deroghe alle aperture per le città d’arte e turistiche, per le città murate, i mercati. Insomma nessuno vuole chiudere tutto, il punto è che il Decreto Monti non è stato un decreto che ha liberato, ma un decreto che ha deregolamentato. In pratica ha lasciato la totale anarchia senza dare alcuna regolamentazione, nessuna norma se non la legge della giungla, dove vince il più forte creando di fatto un oligarchia.
“È importante, a questo punto, arrivare ad una revisione dell’attuale regime con una norma condivisa e sostenibile. Noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche” – conclude Rossi – “Fondamentale è passare dalla deregulation totale ad un minimo di regolamentazione, ragionevole e assolutamente compatibile con le prassi europee e puntare a correggere una distorsione che ha compresso i diritti di piccoli imprenditori e di lavoratori senza alcun vero vantaggio per economia ed occupazione, visto che ha causato indirettamente la chiusura di almeno 50mila negozi. La proposta di legge di iniziativa popolare “Liberaladomenica”, promossa da Confesercenti con Cei, è in Parlamento ormai dal 2013: ci auguriamo che, dopo cinque anni, i 150mila firmatari abbiano finalmente una risposta”.