Veneto Centrale: Caronte e maltempo riducono la propensione al consumo, a rischio 3,4 miliardi di spesa

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Alte temperature, bassi consumi. L’ondata di calore scatenata da Caronte scoraggia l’attività all’aria aperta e le interazioni sociali, riducendo la propensione al consumo delle famiglie nei giorni di massimo calore, e mette a rischio circa 3,4 miliardi di euro di spesa in tutta Italia.

Secondo le valutazioni di Confesercenti, una settimana di caldo oltre la norma arriva a determinare una contrazione dello 0,2% dei consumi del mese nel quale si verifica lo shock di temperatura, che potrebbero quindi subire una riduzione di 3,4 miliardi rispetto all’andamento riscontrato nella prima metà del mese.

Le valutazioni, per la provincia di Padova e Vicenza sono confermate dalle imprese associate.

Nel Veneto Centrale, come in tutta Italia, si segnala un rallentamento degli acquisti e un cambiamento delle fasce orarie di visita delle attività commerciali di quartiere: cittadini e turisti rinunciano allo shopping e alla spesa nelle ore più calde del giorno, concentrandoli nel tardo pomeriggio, in particolare dalle 18.00 in poi.

Non si può affermare lo stesso per il commercio su borghi e ambienti collinari: essendo particolarmente esposti al caldo soffocante, sono spesso evitati dalla cittadinanza, che preferisce rifugiarsi dentro edifici dotati di condizionamento o in zone balneari dove potersi rinfrescare.

Allo stesso modo a causa del maltempo, i movimenti sono ridotti anche solo in base alle previsioni atmosferiche avverse, tanto che, a causa del panico generale per le conseguenze della grandine delle ultime settimane, alcuni nostri associati segnalano cali fino al 30% delle vendite rispetto allo scorso luglio.

La risposta degli esercizi,  in alcuni casi, è quella del cambiamento dell’orario lavorativo, in modo da calmierare la perdita.

Nonostante le evidenti difficoltà causate dal forte maltempo, le condizioni atmosferiche, secondo quanto dichiarano gli associati, sembrano essere in linea con gli anni precedenti, con la differenza che l’ondata di afa rispetto al 2022 è arrivata con un mese di ritardo.

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