È come una una telenovela sudamericana, dalla durata infinita, ove ogni episodio apre lo svolgersi del successivo e così via per decenni; imprese balneari e commercianti ambulanti sono dal 2009 in una situazione grottesca, della quale non si vede mai la fine, che è diventata anche tanto lunga da raccontare.
Da quel lontano 2009 il recepimento della Direttiva Bolkestein ha gettato nell’incertezza tra ambulanti e balneari circa 200.000 imprese italiane e 400.000 lavoratori, una incertezza causata anche dalla insipienza di una politica incapace ad assumersi la responsabilità della decisione, brava solo a rimandarla e a lucrarne politicamente facendone argomento elettorale.
Un giochino che dura da oltre un decennio in un altalenarsi di proroghe, proclami rivoluzionari contro la Unione Europea, passi indietro e vuoti normativi: difatti la questione è ancora aperta, e, se per i commercianti ambulanti si è trovata una mezza soluzione, incerta è ancora la situazione delle imprese balneari.
Solo poche settimane fa l’ennesima puntata con una sentenza della Corte di Cassazione, che rimanda all’Adunanza Plenaria una delle sue sentenze sul tema, e il ricevimento del Parere Motivato da parte della Commissione Europea.
A pochi giorni dal 31 dicembre nessuno sa cosa fare, o meglio ognuno dice la sua: il Governo, i Comuni, il Presidente della Repubblica, la Commissione Europea, gli Avvocati, i Professori, i Convegnisti, gli Specialisti, i Demanialisti, i Tribunali.
In questa girandola di opinioni e di verdetti, che sembra un immenso Luna Park rumoroso dove ognuno diffonde ad alto volume la propria offerta, vi sono poi le imprese balneari con i lavoratori, che da tempo ormai hanno bloccato ogni investimento, poiché senza certezze sul futuro nessuna impresa sana può programmare.
È stato stimato che, tra il settore delle imprese balneari e quelle del commercio ambulante, a causa di questa incertezza negli ultimi anni si siano bruciati 3 miliardi di euro. Dal 2009 ad oggi i vari governi di centrodestra, di centrosinistra, tecnici e vari altri che si sono avvicendati hanno scelto di non decidere.
Come sostiene la nostra Presidente De Luise “la Bolkestein è una spada di Damocle che continua a pendere sul sistema economico italiano”. Nella recente Assemblea Nazionale di Confartigianato del 21 novembre u.s. il Ministro Fitto, che cura i rapporti con la Unione Europea, ha comunicato che di lì a pochi giorni il Governo avrebbe reso pubbliche le sue decisioni.
Ad oggi non risulta ancora alcun intervento normativo che dia certezze e stabilità alle imprese balneari, a fronte della richiesta della Commissione del 16 novembre u.s. “ad adottare le disposizioni necessarie per conformarsi al presente parere motivato entro due mesi dal suo ricevimento”.
Nel frattempo i Comuni sono stati abbandonati e lasciati soli con il cerino in mano; la unica via di uscita che hanno per ora è quella offerta dalla Legge Concorrenza, che prevede la possibilità di dilazionare al 31 dicembre 2024.
In questo modo il 2024 potrà essere utilizzato dal Governo e dalla Commissione Europea, unitamente alle Associazioni di Categoria, per trovare una soluzione definitiva, non è più possibile per un settore così importante dell’industria turistica nazionale dipendere da scontri giurisdizionali; la Politica ha il dovere di riprendere la sua funzione ed esercitare pienamente il proprio ruolo attraverso una legislazione di settore, che tenga in conto i vari interessi che sono in campo.
Se, come sembra, la adesione al liberismo, al libero mercato e al dogma della concorrenza è ormai carattere omogeneizzante l’intero arco delle forze parlamentari, e di questo Governo, che sono i soggetti che dovrebbero decidere, è bene che si liberi il campo della discussione anche da argomenti fuorvianti e fuori contesto, che spesso vengono immessi.
Se continua a mancare una chiara presa di posizione del Governo, se si continua a buttare la palla da una parte all’altra del campo, o sulle tribune, senza dare una risoluzione definitiva a questo problema dobbiamo essere coscienti che si sta danneggiando un comparto essenziale della industria turistica del nostro Paese, che attira milioni di turisti ogni anno e che contribuiscono significativamente alla nostra ricchezza.
Ci avviamo ad una nuova stagione estiva senza prospettive, se non quelle di avere ancora un anno di lavoro, questa ad oggi è l’unica certezza per le imprese; è evidente che assisteremo ancora al perdurare di un blocco degli investimenti con la conseguenza di avere stabilimenti balneari obsoleti, che non si rinnovano, imprenditori demotivati e il settore delle imprese dell’indotto delle attrezzature fermo, con conseguenze gravi per l’economia e l’immagine turistica dell’Italia.
In questi anni si è spostato il livello decisionale e di confronto nelle aule dei Tribunali, bisogna invece riportare velocemente la discussione, il confronto e le decisioni sul campo politico-sindacale, per concepire norme compatibili che tutelino le nostre imprese e le persone.
Serve chiarezza e trasparenza da parte di tutti evitando di creare situazioni che non diano garanzie concrete alle donne, agli uomini e alle migliaia di famiglie che hanno investito non solo il denaro ma il loro progetto di vita.