Fine dei saldi invernali: i dati e le considerazioni di Confesercenti Veneto Centrale

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Non esistono più le vendite di fine stagione: una timida crescita non cancella la forte esigenza di tempistiche più favorevoli

A due giorni dalla fine dei saldi che hanno interessato le realtà commerciali nel periodo invernale (5 gennaio – 28 febbraio) non possiamo non sottolineare la timida crescita che li ha caratterizzati, rispetto agli esiti dello scorso 2023. E’ circa del 10% la percentuale di miglioramento percepito dai commercianti, nonostante le criticità siano sempre presenti e, anno dopo anno, anche sempre le stesse. Inflazione e tempistiche errate: il potere di acquisto delle famiglie è diminuito e le piccole medie imprese sono costrette a subire le scelte commerciali imposte dai grandi marchi. Lo sconto costante, che inizia dal Black Friday di novembre, non si arresta e snatura la realtà del saldo di fine stagione.

“I saldi restano un momento comunicativo molto importante per il mondo del commercio, nonché un forte richiamo per il pubblico”, commenta Nicola Rossi, Presidente di Confesercenti del Veneto Centrale. “Già da anni la discussione in merito ai saldi rimane molto accesa e, ogni volta, Confesercenti non può che ribadire l’importanza di una revisione delle tempistiche di erogazione del servizio. La necessità è che i saldi di fine stagione tornino ad essere presenti solo ed esclusivamente in quel dato periodo, rispettando in questo modo le esigenze commerciali del periodo natalizio. I disturbi economici che la società sta riscontrando sono, inoltre, altrettanto lampanti: le guerre, l’inflazione e i tassi di interesse che aumentano non garantiscono chiaramente la disponibilità alla spesa. Un rallentamento dell’economia nazionale è sicuramente stato riscontrato. Nonostante questo, una crescita, anche se ancora migliorabile e non uniformemente diffusa nel territorio, c’è stata e siamo fiduciosi che sarà ancora maggiore”.

Così commenta Linda Ghiraldo, presidente della FISMO (Federazione Italiana Settore Moda) Confesercenti: “Le grandi catene dettano le regole del mercato e influiscono negativamente sulle scelte che le Piccole Medie Imprese sono costrette a compiere in modo tale da rimanere al passo con le esigenze della maggior parte della clientela. I saldi iniziano troppo presto e, così facendo, alterano il normale andamento delle vendite. Ci domandiamo che senso possa avere comprare un cappotto invernale a prezzo pieno a Natale quando è possibile ottenerlo scontato solo attendendo una decina di giorni? Chi decide di acquistare lo fa ugualmente ma, in larga parte sceglie il momento economicamente più favorevole. Il trend è comunque quello del risparmio: inflazione e costi della vita sono aumentati, le famiglie preferiscono badare alle spese. Allo stesso modo degli anni precedenti, in ogni caso, anche il clima ha influito sull’andamento delle vendite: il freddo arriva sempre meno e sempre più tardi, contribuendo alla volontà dei compratori di rimandare o limitare gli acquisti invernali. Il bilancio rimane comunque positivo, una crescita nel 2024 c’è stata”.

Così commenta Nicoletta Allibardi, delegata al tavolo della moda regionale: “A noi, Piccole Medie Imprese della città compete la qualità: il nostro servizio è sicuramente inficiato dalle scelte commerciali della grande distribuzione che costringono il mercato a proporre sempre nuovi metodi per applicare una scontistica costante. Tuttavia la qualità dei nostri prodotti e dei nostri servizi è rilevante e colma il divario causato dalla concorrenza sleale delle grandi multinazionali. Rispetto agli anni precedenti una crescita è stata registrata, nonostante le pressioni economiche siano evidenti e abbiano modificato le abitudini di spesa della clientela”.

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