Obiettivo: evitare che i negozi spengano le vetrine per sempre, che i proprietari tengano sfitti i locali per lunghi periodi e che intere zone della città cadano nel degrado
Il panorama commerciale italiano sta vivendo una fase critica, con la chiusura di numerose attività e il conseguente svuotamento di locali adibiti a negozi che lasciano uno sconfortante senso di desolazione nelle città. Dal 2011 al 2023 è stata registrata la chiusura di un negozio su 5, pari a 120.000 punti vendita scomparsi. Affrontare questa crisi diventa un’urgenza, e Confabitare, associazione proprietari immobiliari, suggerisce di estendere il regime dei canoni concordati, già applicato alle abitazioni dalla legge 431/98, anche ai locali commerciali.
Questa misura consentirebbe ai proprietari di offrire affitti a tariffe inferiori, mediamente riducendo del 20% rispetto ai canoni liberi, in cambio di uno sgravio sull’IMU e sull’IRPEF. Una misura condivisa anche da Confesercenti Bologna con cui l’8 aprile 2024 nella sede di Confabitare ha firmato un Protocollo di Intesa, un accordo che promuove la collaborazione e il confronto permanente tra le due organizzazioni per il beneficio dei propri associati e di tutta la comunità.
“Questa proposta – spiega Alberto Zanni, Presidente Nazionale di Confabitare – non solo andrebbe a beneficio degli operatori commerciali, ma avrebbe un impatto positivo sull’intera comunità, riducendo l’imposta sugli immobili commerciali dal 10,6 per mille al 7,6 per mille, e potrebbe incentivare il settore commerciale dando uno slancio all’economia locale. L’introduzione della cedolare secca per gli affitti commerciali, prevista dalla recente riforma fiscale, rappresenta un passo significativo, ma questa misura deve essere attuata senza indugi per produrre i suoi benefici effetti. Affinché queste soluzioni abbiano successo, è necessario superare le regole contrattuali obsolete che regolano le locazioni non abitative”.
Nel corso del 2023 tra Bologna città e provincia si è verificata una chiusura al giorno e a fine anno sono state perse 382 attività. Dal 2019 a fine 2023 ci sono state 1227 chiusure. “La rinascita dei centri storici è cruciale per la vitalità delle nostre città – aggiunge il Presidente Zanni – non si tratta solo di una questione economica, ma anche di preservare la storia e l’identità delle comunità locali, rivitalizzare questi spazi significa creare più posti di lavoro, più servizi e consumi, e meno degrado urbano. Confabitare spera che questa proposta riceva un ampio sostegno, poiché rappresenta un passo verso una ripresa economica sostenibile e inclusiva”.
“È in corso – sottolinea Massimo Zucchini, Presidente provinciale di Confesercenti Bologna – una profonda trasformazione del tessuto sociale ed economico delle attività commerciali di vicinato, sia in periferia che in centro storico. Scompaiono i negozi tradizionali, proliferano i pubblici esercizi (bar, pub, ristoranti, tavole calde). Compaiono sempre più fila intere di vetrine spente, di negozi chiusi. Questo è un grande problema che investe la città tutta, la sicurezza dei cittadini, la qualità della vita di interi quartieri. Il Protocollo d’Intesa con Confabitare è un segnale forte per un’inversione di tendenza. Sia a favore degli operatori commerciali e dei gestori di negozi, che a favore dei proprietari dei locali che, con un canone concordato possono essere più invogliati ad affittare a commercianti a canoni più bassi, senza essere colpiti in modo duro dal fisco”.
A margine della firma del Protocollo d’Intesa sono stati mostrati i trend delle chiusure dei negozi nelle principali città italiane con particolare attenzione a Bologna nei primi tre mesi del 2024. Questi i risultati:
Città | Incremento Percentuale di Chiusure |
ROMA | 23% |
TORINO | 21.5% |
BOLOGNA | 20% |
CAGLIARI | 19.5% |
MILANO | 19,2% |
GENOVA | 18.7% |
NAPOLI | 18.6% |
FIRENZE | 18% |
CATANIA | 18.1% |
PALERMO | 17.5% |
BARI | 17.4% |
PADOVA | 16.8% |
VENEZIA | 16.2% |