Ma tra le imprese resta l’incertezza: pesa l’andamento lento delle vendite
Clima di fiducia in chiaroscuro a giugno. La frenata dell’inflazione e l’aumento dell’occupazione trainano il miglioramento dell’indice delle famiglie, ma il recupero del potere d’acquisto dei consumatori non si traduce ancora in consumi, confermano lo stato di incertezza delle imprese.
Così Confesercenti commenta le rilevazioni Istat sul clima di fiducia nel mese di giugno.
Per le famiglie si stanno creando gradualmente le condizioni per maturare aspettative più ottimistiche, sia a livello personale che economico generale, grazie al rallentamento della corsa dei prezzi, all’aumento del numero di lavoratori registrato nell’ultimo anno e al recente rinnovo di alcuni importanti contratti nazionali (tra cui quello del terziario).
Il miglioramento dell’indice dei consumatori, però, non si è ancora tradotto in un’accelerazione della spesa delle famiglie. Anzi, l’andamento delle vendite resta lento, ed è tra i fattori che condizionano il clima di fiducia delle attività imprenditoriali: il volume delle vendite del commercio al dettaglio è calato dell’1,2% nei primi quattro mesi dell’anno, e a giugno i giudizi peggiorano per la grande distribuzione e restano in campo negativo – per il quinto mese di fila – per il commercio tradizionale. Il peggioramento dell’opinione sugli ordini si rileva anche per i servizi di mercato, per i servizi alle imprese e per il turismo. In particolare, le imprese di quest’ultimo comparto segnalano una frenata ‘anomala’ delle richieste a giugno, anche se le attese per la stagione estiva rimangono positive.
“I consumatori recuperano fiducia e potere d’acquisto, ma più che indirizzare le risorse ai consumi preferiscono ricostituire, dove possibile, i risparmi erosi in due anni di alta inflazione. Anche l’alto livello dei tassi di interesse non aiuta la ripresa delle famiglie: la BCE deve procedere più speditamente sul taglio, con l’obiettivo di favorire la ripartenza effettiva della domanda interna”.