Confesercenti Modena: l’Istat taglia allo 0,4% la crescita acquisita per il 2024, ferma la spesa delle famiglie, soffre il commercio di vicinato

Istat

Drastico rallentamento della propensione al consumo, che rischia di fermarsi molto al di sotto dei livelli pre-covid. A soffrire maggiormente è l’economia urbana, negozi e artigianato di servizio, così preziosa per il territorio

Secondo la revisione dei conti economici trimestrali ISTAT, nei primi sei mesi dell’anno l’economia italiana è cresciuta del +0,4% anziché del +0,6% calcolato finora; manca all’ appello un + 0,2% di crescita, circostanza che solleva incognite pesanti sulla previsione del +1% di crescita del nuovo Piano strutturale di bilancio, recentemente confermato dal Ministro dell’Economia.

“La spesa delle famiglie è sostanzialmente ferma e le vendite dei negozi sono in crollo” rileva Mauro Rossi, Presidente Provinciale Confesercenti Modena. “I consumi del primo semestre dell’anno registrano un -1,3% (contro il +0,2% della precedente versione) e le dinamiche negative sono confermate, purtroppo, anche dai dati sulle vendite al dettaglio di Agosto, dove la variazione tendenziale media positiva in valore + 0,8% (che in volume si abbassa a +0,2%) è condizionata dal +3% della GDO, mentre evidenzia un pessimo – 0,9% in valore per i negozi. Anche nel nostro territorio sono evidenti le difficoltà del settore, nonostante il positivo trend del comparto turistico in termini di flussi di visitatori e pernottamenti, che per tradursi pienamente in ricadute positive economiche locali necessita di ulteriori azioni sinergiche, eventi e continuo sviluppo”.

Dai dati ISTAT è quindi evidente che l’aumento dell’occupazione e dei redditi delle famiglie non riesce ancora a tradursi in aumento di spesa. “Al centro dell’agenda economica dovrebbero porsi azioni di impulso alla ripresa dei consumi” sottolinea Rossi “ma non sembra questa la direzione delineata dal piano strutturale di bilancio e una ventilata nuova austerity rischia di rallentare ulteriormente i consumi, la cui quota sul Pil è diminuita nel secondo trimestre dell’anno e risulta ora pari al 56,9%, contro il 59,9% del 2014. Questo sottolinea un problema strutturale della nostra economia: occorre invertire la rotta e contrastare la spossatezza della domanda interna, con misure come la conferma del taglio del cuneo contributivo e, nell’ottica del piano strutturale di bilancio, la detassazione degli incrementi salariali derivanti dai rinnovi contrattuali”.

Il calo dei consumi interni, che si ripercuote soprattutto nei negozi di piccole dimensioni, è tra le cause principali delle chiusure delle piccole attività, nelle città come nei paesi. “Confesercenti richiede specifici interventi che contrastino la desertificazione commerciale e che valorizzino l’impresa di prossimità, sia per riaffermare sia il valore sociale dei negozi fisici per le comunità urbane, che per preservare il modello, tipico del nostro Paese, di quel pluralismo distributivo che crea occupazione e ricchezza nei territori. E’ quindi urgente mettere in campo misure organiche a favore delle piccole attività commerciali” afferma Rossi. “In questa direzione salutiamo positivamente la recente legge regionale che ha già approvato finanziamenti sul territorio della nostra provincia, finalizzati a definire studi di fattibilità per la costituzione di Hub a sostegno dell’economia urbana, per 10 Comuni. Un risultato importante per il nostro territorio, che avrà la possibilità di progettare azioni e interventi ponendo al centro le piccole imprese del commercio e dei servizi, presidio fondamentale del tessuto urbano. Ora si entra nel vivo: Confesercenti approfondirà questi aspetti anche in un convegno che si terrà a Carpi il prossimo 24 ottobre” conclude il Presidente Rossi.

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