Franchising, “Crescere oggi, quale nuovo modello di impresa?”

La tavola rotonda a Milano

CMYK baseUn settore capace di crescere in media del 5% negli ultimi tre anni e garantire nel 2014 200mila occupati per un giro di affari di oltre 21 miliardi di euro, pari all’1,2% del pil. È il Franchising, oggi al centro della tavola rotonda ‘Franchising: crescere oggi. Quale nuovo modello di impresa?’ organizzato da Confesercenti e Federfranchising – Federazione Italiana Franchising presso l’auditorium della sede di Confesercenti Lombardia, a Milano. All’evento, che anticipa il 29^ Salone del Franchising, al via nel capoluogo lombardo il 7 novembre, hanno preso parte il Presidente di Confesercenti Milano Andrea Painini, Alessio Merigo, Vice Presidente di Italia Comfidi, Antonio Fossati, Presidente di Rds&Company, Enzo Maria Tripodi, Coordinatore Nazionale di Indis Unioncamere, imprenditori del settore e Patrizia De Luise, presidente di Federfranchising e vice presidente nazionale di Confesercenti.

‘Il Franchising – ha aperto Painini- è un contenitore eccezionale, e nella ristorazione è un’opportunità da cogliere, soprattutto con la partenza dell’Expo. La Lombardia è la regione italiana con la maggior presenza di imprese in franchising, e Confesercenti è in prima linea per i servizi e l’assistenza a franchisor e franchisee, attraverso lo sportello Franchising Point presso la nostra sede di Milano, che abbiamo già reso operativo, e la nostra presenza al Salone di Milano’.’Occorre dare maggiore attenzione ad un settore come questo, che continua a crescere nonostante la crisi” – ha ribadito il presidente De Luise, dove è impegnata a prestare assistenza alle imprese colpite dalla catastrofe.

‘Il credit crunch – ha detto Merigo – colpisce particolarmente le piccole imprese. I Comfidi offrono un aiuto insostituibile al mondo imprenditoriale, offrendo garanzie a supporto delle richieste di finanziamento al mondo bancario. Per il sistema franchising, però, servono diversi criteri di valutazione del rischio da parte delle banche, e maggiori aggregazioni di imprese.” Anche se, per ovviare il problema, i franchisor hanno mantenuto accessibile lo start up per gli affiliati: l’84% dei franchisee costa meno di 100mila euro.

“Ha ragione chi vede uno scarso supporto istituzionale – ha sottolineato Tripodi -: in Italia si sconta un ritardo culturale sul Franchising, troppo spesso ignorato nonostante le potenzialità, ma anche di internazionalizzazione, soprattutto per il settore Food’. ‘Il Franchising, soprattutto durante la crisi, è diventato il punto di riferimento per l’autoimprenditorialità – ha aggiunto Fossati – ma non solo nei giovani in cerca di impiego”.

 

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