Il 27% del gettito generato dall’Irpef
In Italia la pressione fiscale, misurata come rapporto tra entrate fiscali e Pil, nel 2013 è lievemente calata rispetto all’anno precedente, dal 42,7% al 42,6%, ma resta superiore a quella registrata nel 2000, che era del 40,6%. Lo riferisce un rapporto Ocse, che colloca il nostro Paese al quinto posto per livello di pressione fiscale tra gli Stati per cui sono disponibili i dati dello scorso anno. Più in dettaglio, le entrate fiscali italiane sono costituite al 27% da proventi delle imposte sul reddito delle persone fisiche, al 7% da tasse sui profitti delle aziende, al 30% dai contributi sociali e previdenziali, al 6% dalle tasse sulla proprietà, al 26% dalle tasse sui consumi di beni e servizi e per il 4% da altri provvedimenti fiscali.
Il paese dell’Ocse con la pressione fiscale piu’ elevata in rapporto al Pil e’ risultato nel 2012 la Danimarca, con il 48,6%, seguita da Francia (45%) e Belgio (44,6%), mentre l’Italia si colloca al sesto posto con il 42,6% per poi salire nel 2013. E’ quanto risulta dal rapporto dell’Ocse ‘Revenue Statistics’. In fondo alla classifica si collocano il Messico (19,7%), il Cile (20,2%), la Corea del Sud (24,3%) e gli Usa (25,4%).
Il maggior incremento della pressione fiscale nel periodo dal 2007 al 2013 si e’ registrato in Turchia (dal 24,1% al 29,3%). Altri tre paesi (Finlandia, Francia e Grecia) hanno registrato in tali anni un aumento della pressione fiscale in rapporto al Pil pari a oltre 2,5 punti percentuali. Il paese dove, nello stesso periodo, le tasse sono calate di piu’ e’ stato Israele (dal 34,7% nel 2007 al 30,5% nel 2013). Israele e’ inoltre uno dei tre membri dell’Ocse, insieme a Islanda e Spagna, dove la pressione fiscale rimane di oltre tre punti inferiore ai livelli registrati prima della crisi del 2007.