“Le Pmi che potranno rientrare nella nuova categoria di Pmi innovative, con le stesse agevolazioni delle start up innovative, secondo i nostri calcoli sono circa 10-11 mila, non 7mila come stimato nella relazione tecnica” del decreto banche e investimenti”. Lo spiega Unioncamere in audizione davanti alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, sottolineando che per le Camere di commercio comporterà una perdita di gettito di almeno 11 milioni di euro”. Per questo Unioncamere tra le modifiche al decreto chiede per le Pmi innovative “di far salvo l’obbligo del pagamento dei diritti annuali alle Camere di commercio, a meno che non si trovi una copertura alternativa” ma anche di non creare la sezione speciale ad hoc dove registrare questo nuovo tipo di Pmi, oltre alla proposta di una “convenzione quadro” con Mise e istituti di ricerca per “valorizzare la ricerca pubblica”. Sul fronte delle start up dai dati Unioncamere “alla settimana scorsa hanno superato le 3.200 unità, quasi la metà iscritte nella seconda parte del 2014, con una accelerazione importante”. Questo tipo di imprese, secondo una indagine Unioncamere, lamenta “difficoltà per le procedure amministrative” e il problema del finanziamento”. Quindi l’aiuto che potrebbe arrivare dovrebbe essere quello di “favorire l’accesso al credito”.