Il 4 luglio scattano i saldi in città e già da giorni si respira un clima di grande attesa. Infatti per i commercianti è ormai una costante l’esigenza di rilanciare le vendite e invertire la tendenza di una crisi che continua a restare nell’aria e non solo. Milano, come da tradizione, rappresenta una delle mete top per i saldi e gli operatori sono pronti alla partenza con sconti medi già a partire fra il 30 e 40% sui prezzi pieni degli articoli; con picchi del 50% e in alcuni casi anche oltre.
La città sarà come sempre un centro d’eccellenza, poiché i saldi interesseranno tutte le aree commerciali: sia le grandi maison del quadrilatero della moda, sia tutti i negozi delle principali aree e vie dello shopping, dove si potranno trovare offerte per soddisfare ogni esigenza di prezzo.
Questi saldi estivi possono quindi essere una grande occasione per tutti: per i consumatori, che potranno acquistare capi di qualità a prezzi molto convenienti; ma anche per le imprese del settore, che vengono da un avvio di anno ancora stagnante: un imprenditore su due (il 49%) non ha rilevato miglioramenti rispetto al 2014, contro un 26% che riscontra segnali di ripresa e un 24% che registra invece un ulteriore calo.
Il sentiment di molti esercenti e addetti ai lavori non è però dei più positivi: le mancate ricadute di Expo hanno alimentato un generale clima di sfiducia in numerose zone della città come Sarpi, Washington, Ripamonti, Mac Mahon, arrivando sino in Corso Buenos Aires dove si spera che, almeno nei primi 3 giorni, si possa creare un po’ di movimento per risollevare i fatturati finora molto magri.
Nonostante tutto rimane vivo l’auspicio che i turisti stranieri, arrivati per visitare Expo, non si fermino al solo evento ma decidano di prolungare la loro visita in città per dedicarsi allo shopping, visitare musei e concludere magari la loro giornata con una cena in uno dei tanti e tipici ristoranti che Milano offre.
La recessione tecnicamente è finita, ma la spesa delle famiglie non è ancora ripartita. In particolare quella per l’abbigliamento e le calzature, che nel 2014 si è attestata intorno ai 100 euro al mese. Il 2015, finora, conferma le impressioni degli imprenditori: le vendite nel comparto moda – segnala l’Istat – registrano nei primi quattro mesi del 2015 una sostanziale stabilità per l’abbigliamento (+0.3%) e una contrazione per le calzature -0.6%.
Continua anche l’emorragia di imprese: tra gennaio ed aprile hanno chiuso altri 2.600 negozi del settore moda in Italia, basti pensare che nella sola città di Milano a fronte di 38 nuove aperture nel comparto tessile, abbigliamento e calzature, ben 81 hanno spento le luci e abbassato la saracinesca per sempre, con una variazione sul totale di imprese registrare rispetto al mese di aprile dell’anno precedente del -1.4%.
“C’è bisogno di un generalizzato clima di fiducia – afferma Andrea Painini, Presidente di Confesercenti Milano – che sproni in primis i consumatori a rivolgersi al loro esercente di zona: lì sicuramente troveranno con più facilità riscontro sulla bontà della merce in saldo ed inoltre contribuiranno a far vivere i negozi di quartiere che, già fiaccati dalla crisi, devono combattere con la concorrenza sleale dell’e-commerce e della g.d.o. che i saldi li fanno quando vogliono!”