Presentato uno studio, commissionato da Assoturismo Confesercenti ER a JFC Tourism&Management, sull’applicazione dell’imposta.
Presentato oggi, nell’ambito di TTG Incontri alla Fiera di Rimini, uno studio commissionato da Assoturismo Confesercenti Emilia Romagna alla società JFC Tourism&Management sull’applicazione dell’imposta.
La posizione dell’associazione resta critica, sia rispetto alla tassa in sé perché rende l’offerta turistica meno competitiva, sia sulla sua successiva gestione; a quattro anni dall’emanazione della legge istitutiva manca ancora un regolamento attuativo nazionale e nella maggior parte dei casi è difficile controllare la destinazione specifica del gettito; quindi tale tributo ha finito per essere interpretato come uno dei tanti canali di finanziamento degli Enti locali.
Al convegno hanno preso parte: Andrea Corsini Assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Filippo Donati Presidente nazionale di Assohotel, Monica Saielli Presidente nazionale di Assocamping, Loreno Rossi direttore di Confesercenti Bologna, Fabrizio Albertini Vicepresidente regionale Assohotel, Gabriella Gibertini Vicepresidente regionale Assohotel, Massimo Feruzzi direttore di JFC Tourism&Management, Stefano Bollettinari Direttore regionale di Confesercenti Emilia Romagna.
Per il presidente di Assohotel Confesercenti Filippo Donati: “pur essendo completamente contrari alla tassa di soggiorno, chiediamo almeno una revisione generale della legge che l’ha istituita e delle modalità con cui i ricavi vengono poi impiegati”.
“La nostra associazione continua ad essere contraria all’imposta di soggiorno – dichiara Monica Saielli presidente nazionale di Assocamping Confesercenti – che ha già dimostrato la sua idoneità a deviare i flussi turistici verso mete che non la prevedono. Per motivazioni essenzialmente di bilancio i comuni si vedono costretti ad introdurla penalizzando gli operatori turistici che per mantenere la propria competitività sono obbligati ad abbassare i prezzi limando ulteriormente la redditività delle loro imprese. In riferimento alle strutture ricettive all’aria aperta e soprattutto ai campeggi va prestata particolare attenzione nel modulare la tariffa che va necessariamente differenziata per il settore dell’open air al fine di evitare che l’incidenza dell’imposta risulti sperequata rispetto al prezzo del soggiorno che mediamente si aggira intorno ai 10,00 euro al giorno”.
“Questo ulteriore balzello più che per lo sviluppo del turismo in molti casi è diventato di fatto un mezzo per implementare il fabbisogno finanziario degli Enti locali – commenta Stefano Bollettinari direttore di Confesercenti Emilia Romagna – è necessario quindi controllare che laddove la tassa viene applicata sia destinata esclusivamente a fini turistici in accordo con le Associazioni di categoria e venga emanato un regolamento nazionale e con principi omogenei”
La “tassa di soggiorno” è oggi attiva in 24 Comuni della Regione Emilia Romagna; si tratta di una quota pari al 3,3% sul totale nazionale, che conta attualmente ben 724 Comuni che hanno applicato questa imposta.
“Si prevede che le Amministrazioni Comunali della nostra regione che l’hanno istituita incasseranno nel 2015 circa 22Milioni 650mila Euro, contro i 19Milioni 670mila euro del 2014 – afferma Massimo Feruzzi, amministratore di JFC e responsabile della Ricerca”. Ma come vengono investiti questi proventi? Dalla rilevazione, nonostante le difficoltà riscontrate nel reperire le informazioni e dovute al fatto che le stesse Amministrazioni Comunali sono, sì obbligate alla destinazione di bilancio ma non lo sono per il rendiconto d’utilizzo, emerge che la maggior quota dei proventi incassati dai Comuni della Regione Emilia Romagna venga utilizzato per “manifestazioni ed eventi turistici/culturali” (35,5%), “nell’adesione e sostegno agli enti di promozione” (17,3%) e “nella riqualificazione degli spazi urbani degradati” (15,3%) ma anche in “servizi scolastici estivi”, “vigili per servizio estivo”, “trasporto urbano”, etc.
Sono 24, al momento, i Comuni della nostra Regione (su un totale di 348 ) ad applicare l’imposta di soggiorno. Il primo Comune, a livello regionale, ad avere introdotto l’imposta di soggiorno è stato quello di Modena dove l’imposta è entrata in vigore il 1° luglio 2012 (poi soppressa, a seguito del sisma del 29 maggio, dal 1° ottobre al 30 giugno dell’anno successivo) seguita da Maranello e Bologna – Comuni in cui l’imposta è scattata dal 1° settembre – ed infine Rimini con decorrenza 1° ottobre. Nel corso del 2013 all’elenco si sono aggiunti ben 10 Comuni: San Mauro Pascoli, Cesena, Ravenna, Gatteo, Ferrara, Riccione, Savignano sul Rubicone, Porretta Terme, Parma, Cattolica. Un solo Comune, invece, ha introdotto l’imposta di soggiorno nel corso del 2014: Bagno di Romagna. Infine nel corso di quest’anno si sono aggiunti 9 comuni: Misano Adriatico, Salsomaggiore Terme, Imola, Castel San Pietro, Medicina, Dozza, Castel Guelfo, Casalfiumanese e Fontanelice.
La quasi totalità dei Comuni applica l’imposta di soggiorno tutto l’anno. Solo alcuni comuni balneari, caratterizzati da una forte stagionalità, limitano l’applicazione ai soli mesi estivi, più precisamente: San Mauro Pascoli (dal 15/06 al 31/08), Savignano sul Rubicone (dal 24/06 al 31/08) e Misano Adriatico (dall’01/04 al 30/09).