I settori in maggiore sofferenza: commercio al dettaglio, servizi di alloggio e ristorazione e costruzioni
Nel 2013 ci saranno 750mila nuove assunzioni, un numero in calo rispetto all’anno prima (-112mla). Questa la stima del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro, che monitora le previsioni occupazionali delle imprese. Sono circa 750mila, infatti, le entrate complessive di personale attese dalle aziende nel corso del 2013 tra lavoratori alle dipendenze, collaboratori e altre tipologie contrattuali: 112mila in meno rispetto al 2012.
La riduzione dell’occupazione, considerando sia il lavoro dipendente che le altre tipologie, interesserà nel 2013 in primo luogo il settore dei servizi (-127mila il saldo previsto tra entrate e uscite). E le difficoltà maggiori interesseranno quest’anno le imprese di minori dimensioni, che ritengono di dover ridurre di 142.600 unità la propria forza lavoro. Calerà di 52mila unità anche la forza lavoro delle attività con 10-49 dipendenti. Minori le contrazioni previste dalle aziende di dimensione più elevata: -26mila per quelle con 50-249 dipendenti, -10mila unità per quelle con 250-499 dipendenti, -19mila nelle imprese con oltre 500 dipendenti.
All’interno del settore dei servizi, la maggior perdita di posti di lavoro colpirà il commercio al dettaglio (-24.500), i servizi di alloggio e ristorazione (-25.600), quelli di trasporto e logistica (-14.700), di supporto alle imprese e alle persone (-16.300) e i servizi culturali e sportivi (-8.800). Minore, invece, la contrazione in altre tipologie di servizi alle imprese e alle persone, quali quelli dei media e della comunicazione (-1.600), quelli informatici e delle Tlc (1.600), quelli avanzati di supporto alle imprese (-1.900) e il comparto dell’istruzione e dei servizi formativi (-1.200).
Grandi ancora le difficoltà per le costruzioni: ammonta a -59mila il saldo atteso tra entrate e uscite. Nel 2013, poi, la manifattura perderà 61.400 occupati complessivi.
La riduzione di posti di lavoro sarà ancora consistente soprattutto nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (-11.500 il saldo tra entrate e uscite previste), in quelle metallurgiche e dei prodotti in metallo (-11mila), in quelle del legno e mobile (-6.400) e nelle industrie di fabbricazione di macchinari e mezzi di trasporto (-7mila).
Sarà invece inferiore alle 3mila unità nelle industrie chimiche e farmaceutiche, in quelle della gomma e plastica e nelle industrie di produzione di beni per la casa e il tempo libero.
“C’è una parte del sistema produttivo – sottolinea Unioncamere – che malgrado la crisi sta reggendo e quest’anno assumerà personale. Si tratta di una quota, pari al 13,2%, di tutte le imprese dell’industria e dei servizi con dipendenti, ma la propensione ad assumere si amplifica per quelle orientate all’export e all’innovazione”.
Le assunzioni previste riguarderanno 563.400 lavoratori dipendenti, di cui 367.500 non stagionali e quasi 196mila stagionali; 85mila interinali; 65.700 collaboratori a progetto; 35.300 collaboratori a partita Iva e occasionali.
“Per ricostruire l’occupazione perduta non c’è che un modo: ripartire dalle imprese. Senza imprese, non c’è lavoro. E le imprese possono creare lavoro se riescono a crescere, a sviluppare nuovi prodotti e servizi, ad allargare il proprio mercato”. Così il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, commenta i dati del Sistema informativo Excelsior.
“I dati non sono confortanti – avverte – ma la presenza di una quota significativa di imprenditori che scommettono sull’impresa e operano nuove assunzioni fa capire che il sistema è vitale e che riducendo il carico burocratico e quello fiscale si libererebbero risorse per accelerare la ripresa”.