Urge uniformare le procedure e collegare autorizzazione amministrativa e verifica dell’impianto di lavaggio
Legalità e concorrenza leale: è questo il primo serio obiettivo che la categoria, per mezzo di Assolavaggisti Confesercenti, ha fissato nel suo programma di attività.
Il tema non lo si può affrontare con la sola denuncia, occorre passare alla proposta che strutturi una risposta compiuta e duratura alla domanda.
Riparto da un atto compiuto a Roma, ma penso a tutto il territorio dove gli approcci amministrativi, seppur si differenzino, fanno registrare comunque atteggiamenti a doppio binario.
Ricordo che lo scorso anno salutammo con soddisfazione la notizia della Delibera del Comune di Roma che uniformava le procedure e i controlli per tutte le strutture di lavaggio, al di la della loro caratteristica e tipologia. Un atto sacrosanto che superava atteggiamenti amministrativi diversi per lo svolgimento della stessa attività. Una differenziazione inspiegabile che permetteva ad alcuni di avviare attività con molta semplicità e senza controlli preventivi, mentre altri erano sottoposti a procedure molto dettagliate e complesse.
Ora però credo che occorra fare altri due passi avanti: trasformare innanzitutto la Delibera comunale in una norma di Legge regionale; il secondo è quello di stabilire che, trattandosi di attività soggetta a determinati controlli ambientali, l’autorizzazione amministrativa che viene rilasciata deve essere necessariamente subordinata alla verifica/collaudo della struttura.
Questa, intendo l’attività di controllo, non deve essere lasciata in un secondo momento e quando le strutture adibite alle verifiche siano in grado di compiere gli interventi.
Si tratterebbe di un primo atto in grado di ridurre la distanza che passa oggi tra una semplice autorizzazione ottenuta con la Scia e l’autorizzazione AUA.
E’ in quella direzione che dobbiamo incamminarci come settore per puntare a qualificare il servizio e soprattutto perché sia realmente praticata una concorrenza leale tra impianti di lavaggio.