IMOLA. Il centro si svuota. Aumentano le saracinesche abbassate o le liquidazioni totali per chiusura attività lungo le vie del centro storico di Imola. Il bollettino di guerra parla di una sessantina di attività, di diverso genere, che sono sparite dal salotto cittadino. Tra queste figurano anche negozi storici come Confezioni Sabbatani (abbigliamento), Alberani (scarpe), Olga (abbigliamento) e il Bar Colonne. Per rendersi conto della situazione in cui versano alcune strade del centro storico basta fare un giro in via Mazzini dove i negozi vuoti e le serrande chiuse sono davvero tante. Una situazione che preoccupa le associazioni di categoria e l’ Amministrazione comunale, che a breve si incontreranno per fare il punto della situazione analizzando i numeri del commercio imolese sui quali poi ragionare per cercare di individuare dei percorsi che permettano di rilanciare il centro. «La situazione è molto sentita e sotto gli occhi di tutti – afferma l’ assessore allo Sviluppo economico Pierangelo Raffini – non è un problema solo di Imola, è una questione più complessa che riguarda i centri storici delle piccole città. Ho chiesto un confronto a brevissimo tempo con tutte le associazioni di categoria; dopo un’ analisi della situazione del mercato del centro storico vorrei che mettessimo giù delle idee e creassimo una sorta di laboratorio per decidere quale attività e quali strade seguire, come si faranno e quando si faranno. La bacchetta magica non ce l’ ha nessuno, ma ci sono già una serie di idee sulle quali confrontarci al tavolo». Il primo passo, tutt’ altro che facile, è riuscire a fare riaprire i locali chiusi o sfitti. «Come associazione abbiamo un progetto che prevede il monitoraggio delle chiusure e la relazione con i proprietari degli immobili – afferma il direttore di Ascom Confcommercio Franco Tonelli – La crisi infatti ha portato l’ esigenza di ridurre i costi per le imprese e i canoni di locazione andrebbero rinegoziati. Noi cerchiamo di far incontrare le esigenze tra conduttori e proprietari». A volte però i proprietari non sono disposti ad abbassare gli affitti e piuttosto preferiscono lasciare gli immobili vuoti. «Abbiamo casi di attività che a causa delle spese troppo alte si sono trasferite dal centro in pe riferia come la Pasticceria La Rocca o la profumeria di via Mazzini. Questo è solo uno degli aspetti da affrontare, importante per evitare che si svuoti il centro. Serve poi un confronto totale tra imprese, cittadini, consumatori e Amministrazione per arrivare a soluzioni adeguate. Il commercio imolese è in difficoltà, servono il contributo e le risorse di tutti e la disponibilità a mettersi in gioco». «Sono una sessantina i negozi dove non c’ è più attività nel centro storico tra commercio, artigianato e pubblici esercizi – spiega il direttore della Confesercenti imolese Enzo Scardovi E’ stata effettuata un’ indagine che ci permette di localizzare i problemi, i luoghi e la tipologia delle vetrine chiuse. Per fare in modo che rimangano meno buie e per evitare di avere “buchi” vuoti la strada da seguire è quella di cercare accordi con i proprietari degli immobili. La soluzione ottimale sarebbero avere nuove imprese, perchè accada questo bisogna creare un centro storico più attrattivo, più acces sibile che favorisca l’ insediamento delle attività». Sulle cause della crisi Scardovi afferma che «La liberalizzazione ha portato la possibilità a tutti di insediarsi in ogni luogo e in ogni ambiente, ma a questo punto non si riesce a governare un percorso in processo economico come si faceva in passato. Bisognerebbe mettere qualche regola in più. Inoltre, la crisi ha colpito tutti i settori creando problemi di occupazione e quindi meno consumi. Amministrazione e associazioni di categoria – conclude Scardovi – devono prendere l’ impegno di valutare delle proposte e presentare lo stato di fatto alle imprese e decidere insieme il percorso da fare».
Tratto da il Corriere di Romagna