Confesercenti: “Intervento su sole awp inutile e ideologico, non si riorganizza un settore dall’ultimo miglio. Cambiare approccio: serve armonizzazione a tutti i livelli, dai concessionari alla rete”
Il settore del gioco non può più restare in uno stato d’incertezza che ingessa gli investimenti nel nostro Paese, e solo nel nostro, fin dal 2010. Il Governo ha avuto modo di consultarsi con le regioni e con i comuni, ora abbia il coraggio di decidere. Serve una normativa nazionale chiara, che ponga fine alla confusione del settore. E che, soprattutto, non permetta la frammentazione a livello comunale delle regole: avere 8mila quadri normativi differenti, uno per ogni comune e regione d’Italia, non solo danneggerebbe le imprese della filiera, ma renderebbe impossibile per il Governo tutelare efficacemente la salute pubblica, obiettivo principale del provvedimento di riordino. Così, in una nota, Confesercenti commenta la proposta di riorganizzazione del settore giochi resa pubblica dal Governo.
Non si può pensare a un provvedimento efficace – ad esempio sugli orari – se ad ogni comune è permesso di adottare regole diverse. Ma non si può nemmeno lasciare spazio ad ideologie bacchettone e superficiali, che prendono di mira una sola forma di gioco – le awp nelle tabaccherie e negli esercizi pubblici – e ignorano colpevolmente tutto il resto. A partire dai concessionari, per non parlare delle altre forme di gioco a vincita immediata e dell’online. Un canale che cresce a ritmi eccezionali, destando maggiore preoccupazione per quanto riguarda l’eventuale insorgere di fenomeni di ludopatia e, in particolare, l’accesso dei minori al gioco. Eppure esiste la possibilità di bloccare i siti di gioco su base oraria e geografica, anche se nessuna proposta sembra tenere in considerazione questa eventualità.
L’accanimento contro le sole awp sembra dunque essere frutto, più che di una riflessione razionale, dell’adesione al vecchio adagio ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore’. Allontanare il gioco dagli esercizi pubblici e dalla pubblica visione, vista la contemporanea disponibilità di centinaia di altre forme di gioco in denaro, è però chiaramente insufficiente a incidere sul fenomeno della ludopatia. Anzi: al di fuori del controllo sociale, chi ne soffre sarà ancora più abbandonato. Il gioco va gestito, non cancellato. Così si colpisce solo una filiera che – piaccia o meno – è comunque di primaria importanza per l’economia, il lavoro e lo sviluppo del Paese, visto l’ingente gettito fiscale che garantisce alle casse dell’Erario: circa 9 miliardi di euro l’anno. Gettito che, se dovessero passare le proposte viste fino ad ora, si ridurrebbe del 30%. Per questo chiediamo con forza di cambiare approccio: non si può pensare di riorganizzare il settore intervenendo solo sull’ultimo miglio della filiera. C’è bisogno di un armonizzazione a tutti i livelli, dal Governo ai concessionari fino alla rete. Se invece si sceglierà di proseguire sulla strada battuta fino ad ora, l’unico risultato che si otterrà sarà quello di danneggiare gravemente il gioco legale, ed aprire le porte, di nuovo, a quello illegale.
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