Serve fase transitoria fino ad introduzione nuovo strumento. Vivoli: tenere conto dei reali bisogni delle imprese e di chi cerca un’integrazione del reddito
L’abrogazione dei voucher è un errore. Anche senza i buoni lavoro, i mini-jobs continueranno ad esistere: servirà dunque un altro strumento per regolamentare tutte quelle prestazioni occasionali che nelle imprese non possono essere inquadrate in rapporti di lavoro tradizionale, soprattutto in quei settori – come il turismo, il marketing, il commercio e l’organizzazione eventi – che si trovano spesso a dover fronteggiare aumenti imprevedibili ma momentanei dell’attività. Con l’eliminazione si rende anzi necessaria una fase transitoria che proroghi l’uso dei voucher fino all’arrivo di nuove regole sul lavoro accessorio, anche considerando l’imminente partenza della stagione estiva.
“Gli abusi vanno certamente identificati e contrastati, ma auspicavamo una riforma che tenesse conto dei reali bisogni delle imprese e dei lavoratori”, così Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti, commenta le dichiarazioni della relatrice della proposta di legge sui voucher. “Scegliere l’eliminazione significherebbe disconoscere i passi che sono già stati compiuti per migliorare lo strumento dei buoni lavoro ed evitare irregolarità: penso ad esempio all’introduzione della tracciabilità, che ha fortemente circoscritto l’uso dei voucher, come certificano i dati della stessa Inps. Dati che dimostrano anche l’occasionalità dell’impiego dei buoni: in media, i lavoratori pagati con voucher hanno guadagnato 600 euro lordi all’anno a testa. Somme lontane dalle remunerazioni che si ottengono attraverso un lavoro continuativo, e che infatti sono state percepite per due terzi da persone con un’altra fonte di reddito, da lavoro autonomo, dipendente o anche da pensione, in cerca di un’integrazione del reddito. Cancellare i buoni lavoro, completamente o parzialmente, non vuol dire solo danneggiare le imprese, ma togliere a queste persone un’occasione di guadagno”.