Il presidente nazionale è intervenuto alla Assemblea regionale Confesercenti Emilia-Romagna
Intervenendo alla Assemblea regionale Emilia-Romagna della Confesercenti, Marco Venturi Presidente della Confederazione ha sostenuto fra l’altro: “la ricerca affannosa di risorse per la legge di stabilità si sta risolvendo ancora una volta nel peggiore dei modi: l’ennesimo ricorso alla leva fiscale a partire dall’aumento delle accise. Del tutto nebuloso invece l’orizzonte della riduzione della spesa pubblica tanto che, se non ci saranno mutamenti di rotta, la spesa pubblica del 2014 sarà superiore di 3,6 miliardi di euro rispetto alle previsioni del Def.
La situazione si riequilibrerebbe negli anni successivi ma solo perché si considera un Pil che torna a crescere mentre, come sappiamo, le previsioni del 2014 si stanno squagliando a vista d’occhio e fanno supporre che non di crescita dovremo parlare ma solo di fase – pericolosa – di stallo dell’economia dopo la recessione.
Quello che va evitato è di aggirare l’ostacolo. La spesa pubblica va ridotta con coraggio e va ridotta strutturalmente. Non possiamo fermarci, come si sente in giro, al blocco degli stipendi pubblici ed alle dismissioni di quote azionarie di grandi gruppi in mano allo Stato. In entrambi i casi, soprattutto nel secondo, stiamo parlando di risparmi una tantum. E quindi di buchi successivi nel bilancio pubblico da sanare. Ma allora: che fine ha fatto la abolizione delle province? Che fine ha fatto l’ipotesi di accorpare i piccoli comuni? Perché non si parla più di privatizzare ed accorpare in consorzi territoriali tutte quelle società che ruotano attorno agli enti locali e sono fonti di spreco e, talvolta, di scandali clientelari?
Così continueranno gli sprechi della politica, quelli della sanità, quelli del malfunzionamento di una Pubblica Amministrazione che opprime di ostacoli burocratici l’attività delle imprese.
Noi chiediamo a Governo e Parlamento una svolta rapida e reale. Non si taglia la spesa pubblica solo con qualche una tantum mentre condanniamo fin d’ora con forza le marce indietro che si stanno compiendo sulla riforma istituzionale del Paese. Abbiamo dimostrato che si possono ricavare risparmi per 50 miliardi. Risparmi permanenti ed in grado di generare altri 20 miliardi da usare per la crescita. Ci aspettavamo quindi che il Commissario per la spending review individuasse tagli anche più sostanziosi ed invece, per ora, non pare affatto così se si è ventilato in questi giorni un traguardo più limitato, pari a 32 miliardi. Certo il proposito di tagliare le tasse sul lavoro è condivisibile ma non c’è più tempo da perdere. Servono scelte drastiche anche perché la pressione fiscale quest’anno, fra fisco nazionale e fisco locale potrebbe superare la insopportabile quota del 45%. Quello che occorre per far ripartire la crescita è l’opposto: meno tasse e meno spesa pubblica. Un percorso chiaro, strutturale, che riporti certezze e fiducia nel tessuto economico del Paese. Una prospettiva che finora è decisamente lontana”.