“Non c’è più tempo da perdere”
Pubblichiamo, qui di seguito, l’intervista a Patrizia de Luise, Vice Presidente Confesercenti, Presidente di Cnif, Coordinamento Nazionale Imprenditoria Femminile di Confesercenti e Presidente di Federfranchising, la Federazione del Franchising di Confesercenti.
Oggi si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. La violenza è solo la manifestazione più esasperata del mancato raggiungimento, ancora oggi, della parità tra uomo e donna. La parità, ad esempio, nel mondo del lavoro è ancora una sfida, molte neo mamme spesso oggi abbandonano il lavoro per seguire i figli, il tasso di disoccupazione femminile è ancora troppo alto. Cosa fare, da dove cominciare?
Ancora troppe sono le donne vittime di violenza in Italia e nel mondo, mentre ci si interroga se il fenomeno è in aumento, oppure è soltanto reso più visibile grazie alla diffusione dei media. E mentre ci si chiede perchè ci sono uomini che non sanno relazionarsi se non con la violenza con il mondo femminile, le donne continuano ad essere le vittime di questa barbarie. Occorre intervenire con urgenza: fornendo, per cominciare, quegli strumenti che permettano alle donne di denunciare i loro aguzzini. Ma occorre, soprattutto, prevenire: uno degli strumenti, non certo unico ed esaustivo, è garantire alle donne una indipendenza economica, attraverso la partecipazione al mondo del lavoro.
Presidente De Luise, l’impresa del futuro è donna?
I dati di Unioncamere ci dicono che le imprese femminili sono in crescita. Noi crediamo che continueranno ad aumentare, perchè in un periodo di forte disoccupazione, le donne rispondono alla crisi con l’apertura di imprese proprie. Molte di loro si rivolgono ai nostri sportelli per ricevere assistenza rispetto alle scelte da compiere. Questo è positivo ed è auspicabile che sempre di più lo facciano, ma se fare impresa può essere un’opportunità per crearsi un reddito e per una realizzazione personale, è anche vero che non ci si può improvvisare imprenditori: occorrono preparazione ed un percorso mirato. Un sostegno che i nostri sportelli Confesercenti sul territorio sono in grado di offrire.
Nel 2014 si celebra l’anno europeo della conciliazione. Quali sono gli strumenti e le strategie da mettere in campo per favorire politiche di conciliazione tra tempi di vita e lavoro?
L’Italia è molto indietro rispetto al resto d’Europa come numero di donne occupate, siano esse imprenditrici o dipendenti. I motivi sono da ricercarsi nelle insufficienti strategie di politica economica per lo sviluppo delle imprese in generale e la mancanza di una seria politica di welfare: questo, inevitabilmente, si scarica sulle famiglie e sulle donne in particolare. Carenze di asili nido, sistema scolastico obsoleto, inadeguatezza dei servizi di cura per anziani e malati, ma anche tempi di vita e di lavoro delle città non proprio a misura d’uomo. L’assenza di adeguate politiche per la famiglia non può più pesare sulle spalle di mogli, figlie e nuore: servono misure concrete per conciliare la vita familiare e lavorativa delle donne. Bisogna afforzare il ruolo della donna nelle politiche di sviluppo del Paese e recuperare il gap italiano di partecipazione femminile al mondo del lavoro rispetto alla media Ocse: le donne rappresentano un valore aggiunto per la crescita dell’economia.
C’è una figura di donna, della storia o dell’attualità, che secondo Lei può rappresentare un modello di riferimento per tutte quelle donne che non si arrendono e progettano il proprio sviluppo e la propria crescita umana, culturale e professionale?
Penso a quella giovane donna pachistana, Malala Yousfzai, che nonostante la sua giovane età, non ha esitato a sfidare l’oscurantismo di una certa tradizione di una parte del suo paese andando controcorrente, battendosi per affermare la sua indipendenza e il suo diritto allo studio. Un esempio importante e uno sprone a non arrendersi mai.