«Frenetica e insicura» I cittadini fotografano luci e ombre di Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un «patto tra la gente e i negozianti» visto come una soluzione anti degrado

Una città insicura, dove chi ha un lavoro sostiene ritmi troppo alti e giovani e anziani non sono considerati a sufficienza. E dove i problemi che potrebbero dare una svolta alla vita dei cittadini sono avere più wifi e meno rom. Il rapporto dell’ Osservatorio socio-economico milanese di Confesercenti descrive una città con poco cuore e poca visione. E con l’ eliminazione dell’ accattonaggio praticato dai rom come una delle massime emergenze: «Risolvere la piaga dei rom» per i milanesi viene prima di «rispetto per le donne», «mezzi pubblici notturni», «minor burocrazia comunale», «umanizzare i ritmi cittadini» giusto per citarne alcuni. E sulla questione della gestione dei migranti, molto dibattuta sui giornali, l’ interesse è bassissimo (3,5%). Invece sulla sicurezza le soluzioni indicate dagli intervistati ripercorrono strade classiche come l’ aumento della videosorveglianza, anche se recentemente si è dimostrato che si possono incendiare le aiuole davanti al Duomo pur essendo osservati dagli occhi elettronici. Oppure il rilancio di un «patto tra città e commercianti» che rappresentano un argine naturale al degrado. Proprio sui ritmi di vita l’ indagine, che ha coinvolto seicento persone tra i 19 e gli 81 anni e si è conclusa a febbraio, ha individuato alcuni numeri che segnano la divisione della città: il 31 per cento dei milanesi dichiara di non lavorare, mentre la gran parte del resto è impegnata almeno 12 ore al giorno. E per un reddito che per la maggioranza dei meneghini va dai 23 ai 27 mila euro. Forse per questa divisione uno dei problemi più segnalati nell’ indagine è la mancanza di attenzione per giovani e anziani. In una metropoli dove l’ attività principale è ancora lavorare, mancano strutture e opportunità per chi è uscito dal mondo del lavoro e per chi vorrebbe entrarci. Ma anche nei settori dove il lavoro ci sarebbe si avvertono delle difficoltà causate dalla burocrazia come ammesso da Cristina Tajani, assessore al Commercio del Comune: «Stiamo adattando i regolamenti comunali, anche grazie alla collaborazione dei municipi, alle nuove direttive regionali». Per adesso quindi Palazzo Marino sta navigando a vista in attesa di un regolamento cittadino per il settore che manca da anni. Intanto però le attività fervono e soldi scorrono. Come per altro sottolineato da Andrea Painini, appena confermato presidente di Confesercenti Milano, Lodi e Monza Brianza, «noi siamo felici per il momento magico di Milano. Soddisfazione per il Salone del Mobile, il turismo che fa da traino. Il commercio in sede fissa è più in difficoltà mentre stanno aumentando le attività collegate al food, con la consegna a domicilio, il ritiro e pago ordinando on line. È una città in cui pubblico e privato dimostrano di saper lavorare assieme e possono fare molto anche nel turismo – ha affermato – Per molti aspetti il lavoro sulle periferie dell’ amministrazione Sala si sta concretizzando. Anche se alcune cose non tornano: il trasferimento delle università di Città Studi all’ area expo non convince. Non va nella direzione di un rilancio dei quartieri più decentrati. Il rischio infatti è di svuotare Città Studi senza avere un progetto alternativo per uno dei quartieri storici di Milano». E non è solo il futuro della zona Nord di Milano a interessare. Insieme alla ricerca è stato presentato ancora il progetto Fiume Verde, il maxi progetto per trasformare gli scali ferroviari nell’ equivalente di un parco circolare che dividerà la parte centrale della città dalle periferie. L’ idea dello studio Boeri, incentrata su sostenibilità e qualità non sembra però aver riscosso un grande entusiasmo da parte dei costruttori: l’ idea di occupare con volumetrie solo il 10 per cento dello spazio piace ad architetti e politici, ma non a chi poi dovrebbe finanziare l’ operazione.

Tratto da IL Giornale del 11-04-2017

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