L’Ufficio Economico Confesercenti: “di questo passo serviranno tre anni per tornare ai livelli pre-crisi”
L’economia italiana accelera. I dati Istat confermano il rafforzamento della ripresa, guidato dalle performance dell’export e degli investimenti in mezzi di trasporto. Anche sui consumi si registrano risultati incoraggianti, ma – al contrario di quanto avvenuto per l’occupazione – su questo fronte la ripresa è in ritardo: la spesa delle famiglie è ancora 36 miliardi sotto a quella registrata nel 2007, il 3,7% del valore del Pil. Un buco di circa 1.500 euro per nucleo familiare che, di questo passo, impiegheremo tre anni per recuperare. Così l’Ufficio Economico Confesercenti commenta i dati del Pil diffusi oggi da Istat.
Il gap dei consumi è ancora più pesante se si considera che la ripartenza della spesa degli italiani, negli ultimi tre anni, ha riguardato soprattutto servizi e beni durevoli, in particolare l’automobile. Ed ha avuto dunque un impatto limitato sulle imprese del commercio al dettaglio, le cui vendite continuano ad essere sostanzialmente ferme. A parte lo stallo del commercio però, la nostra economia lancia nel complesso segnali positivi, che dovrebbero essere confermati anche nel III trimestre, viste le buone performance del settore turistico: è stata un’estate record, e ci attendiamo una crescita del 2% circa delle presenze tra giugno e luglio.
Nonostante l’evidente consolidamento, però, la nostra ripresa resta fragile, e l’Italia continua ad essere fanalino di coda tra i grandi paesi europei. Rimangono poi forti elementi di incertezza legati alla finanza pubblica. Avrà dunque un ruolo chiave l’entità della ‘correzione’ dei conti che ci verrà richiesta dall’Europa per la prossima legge di bilancio. Un intervento troppo restrittivo rischierebbe infatti di annullare l’accelerazione registrata dalla nostra economia quest’anno. Servirebbe piuttosto un intervento redistributivo che consolidi definitivamente la ripartenza dei consumi: ricordiamo, da questo punto di vista, che sono trascorsi dieci anni dall’ultima revisione delle aliquote Irpef.
Leggi le altre notizie in Evidenza