E’ un calcio ai diritti delle imprese e dei consumatori: con nuova normativa prezzi più che raddoppiati, a rischio 2.400 negozi e 4.000 posti di lavoro
Le norme per la tutela della libertà d’impresa (legge 180/2011) obbligano a valutare l’impatto delle iniziative legislative anche di natura fiscale sulle imprese, prima della loro adozione.
Prezzi più che raddoppiati, margini ridotti imposti agli imprenditori e il rischio concreto di far chiudere più di 1.100 imprese e 2.400 negozi, con la perdita di circa 4.000 posti di lavoro. Sono gli effetti devastanti che avrà la maxi-imposta al consumo, stabilita dal Governo e in vigore dal primo gennaio, ma rimessa in discussione dal TAR.
Perché la maxi-imposta?
In attesa della decisione del 5 febbraio del TAR, rimane l’interrogativo: perché il Governo ha scelto di imporre un’imposta al consumo così gravosa sulle e-cig, cancellando di fatto il libero mercato e imponendo un prezzo fisso di vendita al pubblico, per altro nettamente superiore a quello praticato precedentemente?
La ragione ufficiale è la solita: necessità di bilancio. Così il Governo ha preso di mira il settore del commercio che ha mostrato maggiore vitalità negli ultimi due anni. La vera ragione, però, è tutelare il mercato del tabacco.
Un autogol per l’Erario: si prevedono 117 milioni in più, se ne perderanno 26
La maxi-Imposta potrebbe avere un effetto negativo anche sull’erario. Il Governo, infatti, stima un gettito di 117 milioni di euro, derivante dall’imposta sulle Svapo, a parità di consumi. Se, come crediamo, i prezzi più che raddoppiati porteranno a una flessione dei due terzi dei consumi, il gettito dell’imposta si ridurrebbe a 56 milioni di euro. Inoltre, la contrazione del mercato porterebbe alla chiusura di circa 2.400 negozi su 3.700, con la perdita di circa 4.000 posti di lavoro sugli oltre 6.000 attuali. Oltre al grave effetto sociale, il mix di imprese chiuse e disoccupazione creata porterà l’Erario a bruciare altri 80 milioni di euro: 30 dall’Irpef da lavoro dipendente e 50 dalle tasse non pagate dalle imprese che hanno cessato l’attività. Il bilancio del Fisco, quindi, virerà in negativo: dai 117 milioni in più previsti, a 26 in meno.
Se svapare costa più di fumare
Con l’aumento dei prezzi causato dalla maxi-imposta, il Governo ha combinato un altro pasticcio: adesso svapare costa più che fumare. E le decine di migliaia di italiani che volevano smettere di fumare utilizzando le sigarette elettroniche pagheranno caro il loro desiderio di una vita più sana. Con la soddisfazione della potente lobby del tabacco: ma la politica è ancora in grado di intervenire, se solo lo volesse.