Rebecchi: “Dovuto un canone di abbonamento per ogni sede dell’azienda dove è presente almeno un apparecchio ‘atto o adattabile’ alla ricezione di segnale audiovisivo mentre è dovuto un solo canone per ogni famiglia anagrafica, indipendentemente dal numero di abitazioni possedute!”
“Periodicamente la RAI parte in quarta e terrorizza le agenzie di viaggio agitando lo spauracchio di accertamenti ispettivi e ‘involontarie’ violazioni tributarie! – tuona Gianni Rebecchi, presidente di ASSOVIAGGI-Confesercenti a commento dell’attuale invio massivo di lettere da parte della RAI alle agenzie di viaggio.
Il canone speciale RAI è dovuto solo nel caso di possesso, fuori dall’ambito familiare, di apparecchi radio, televisori o computer, schermi, media player, chiavette usb o vecchi videoregistratori con un sintonizzatore TV o decoder digitale, anche se non sono utilizzati per la ricezione di trasmissioni radiotelevisive ma per diffondere immagini registrate. Ogni altro apparecchio in grado di ricevere i programmi radio o TV in streaming dati (internet) o in analogico (vecchie TV) non è soggetto al pagamento del canone speciale RAI.
“Oltre al danno anche la beffa: infatti è dovuto un canone di abbonamento per ogni sede dell’azienda dove è presente almeno un apparecchio ‘atto o adattabile’ alla ricezione di segnale audiovisivo in radiofrequenza – sottolinea Rebecchi – mentre è dovuto un solo canone per ogni famiglia anagrafica, indipendentemente dal numero di abitazioni possedute dai suoi componenti!”.
“Alla faccia della semplificazione, questo accanimento nei confronti delle piccole imprese attraverso ulteriore burocrazia e costi, non può continuare all’infinito – conclude il presidente. Tassare sempre e solo chi garantisce posti di lavoro, e contribuisce regolarmente alle casse dello Stato adeguandosi alle più disparate e fantasiose norme non permette più a nessuno di ‘fare impresa’”.
Si ricorda a chi avesse nel frattempo perso il possesso dell’apparecchio radio o TV di inviare una comunicazione alla RAI con raccomandata a/r (meglio se “senza busta”) per farsi cancellare dall’archivio centrale dei canoni speciali.