Genova, Natale 2018, Recine: «Spread e E-commerce condizionano gli acquisti»

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L’indagine nazionale di Confesercenti – SWG ha evidenziato le incertezze legate all’economia condizionando così lo shopping di Natale

Come già evidenziato dall’indagine nazionale Confesercenti-SWG, le incertezze legate all’andamento dell’economia condizionano, quest’anno, lo shopping di Natale. «Il trend delle vendite natalizie è sempre stato influenzato da due eventi chiave: l’arrivo delle tredicesime e la data dei saldi, sempre più a ridosso delle festività. Quest’anno, però – commenta Francesca Recine, presidente di Fismo Confesercenti Genova – si sono aggiunti altri fattori, a cominciare dal clima indeciso, perché senza freddo non partono le vendite di abbigliamento pesante come capospalla a maglieria. Ma naturalmente, anche l’incertezza sul futuro economico del paese porta a rallentare gli acquisti».

«Tuttavia, è ormai necessario riflettere sul fenomeno dell’ecommerce – prosegue Recine -: le mille vetrine on line portano con sé un’immensa ondata di informazioni e possibilità e questo comporta due conseguenze: da un lato si alza il livello di consapevolezza di una parte di clientela, decisamente di età superiore ai trenta, che torna a cercare il commerciante di fiducia come selezionatore di qualità, garante dei propri prodotti e in grado di consigliare; dall’altro, invece; si nota una nuova giovane generazione di consumatori confusi che, più che “millenials”, chiamerei “confusions”. Capita sempre più spesso, infatti, di avere a che fare con una fascia di 25-30enni che entrano in negozio chiedendo articoli no logo, a basso impatto ambientale, in materiale riciclato o ecopelle, colorati con tinte vegetali e naturali. Prodotti che si distinguano per la qualità di produzione e si allontanino, quindi, dalla merce a basso costo della grande distribuzione. Un atteggiamento che denota grande sensibilità, ma che viene inspiegabilmente meno proprio al momento di perfezionare l’acquisto, perché molti, a quel punto, preferiscono rivolgersi all’online, anziché al dettagliante. Si finisce, cioè, per preferire un settore in cui il lavoro diventa virtuale, dove spesso non si pagano nemmeno le tasse in Italia e che contribuisce in modo esponenziale all’aumento di trasporti inquinanti, senza alcun radicamento con il proprio territorio e nessuna attenzione, quindi, per la conservazione dello stesso e della propria comunità».

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