Fiducia: Confesercenti, preoccupano le prospettive dell’economia

Non servono nuove tasse, ma un piano per la crescita

Le prospettive dell’economia tornano a preoccupare gli italiani. Un progressivo deterioramento del clima di fiducia già evidente da qualche mese tra le imprese, e che inizia a manifestarsi anche tra i consumatori. Così Confesercenti commenta le rilevazioni Istat di febbraio sulla fiducia di imprese e di consumatori.

A febbraio l’indice dei consumatori si colloca sul livello più basso negli ultimi 18 mesi. Un risultato su cui pesa evidentemente l’incubo recessione: la raffica di revisioni al ribasso delle previsioni di crescita dell’economia ha portato ad una revisione del giudizio delle famiglie sul clima economico e su quello corrente, le due componenti del clima di fiducia dei consumatori che registrano le flessioni più consistenti.

L’incertezza continua ad aumentare anche tra le imprese: a febbraio si registra l’ottavo calo mensile consecutivo, anche se la diminuzione contenuta – un punto – fa pensare che si sia arrivati ad una situazione d’attesa. In questo panorama potrebbe sembrare ‘anomalo’ il rimbalzo della fiducia nella distribuzione commerciale, soprattutto del commercio tradizionale. Una valutazione che contrasta con la presenza di una costante dinamica negativa delle vendite del comparto, peraltro registrata dagli imprenditori: il giudizio sulle vendite correnti, infatti, rimane negativo, mentre migliorano le attese sulle vendite. Un ottimismo generato dal fatto che ‘qualcosa si muove’, per le piccole imprese in particolare dall’impegno del governo allo stop agli aumenti IVA ai provvedimenti riguardanti la limitazione alle aperture domenicali; ma c’è anche attesa di verificare gli effetti sulla domanda degli interventi di sostegno al reddito. L’eccezione del commercio – il cui rimbalzo nel segno dell’ottimismo va confermato nei prossimi mesi – non basta però a trainare in territorio positivo il clima di fiducia delle imprese, che rimane ai livelli più bassi da 4 anni.

La priorità, ora, è spezzare la spirale al ribasso imboccata dall’economia italiana. Servono segnali forti e, soprattutto, chiarezza sul piano del governo per contrastare il rallentamento. Evitando soluzioni salomoniche come l’aumento selettivo dell’IVA o lo scambio degli aumenti con una revisione dell’Irpef. Non servono nuove tasse, ma un piano per la crescita, che punti con maggior decisione a sbloccare rapidamente gli investimenti, leva indispensabile per contrastare il ciclo negativo. A partire da quelli per le infrastrutture, che sono centrali anche per il commercio e per il turismo.

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