Faib ha predisposto il dossier “La piaga dell’illegalità, la ferita dell’abusivismo contrattuale” per fare il punto sulla situazione dell’illegalità nel settore della distribuzione dei carburanti, in una fase storica caratterizzata da molteplici profili problematici.
Lo fa in coincidenza con lo svolgimento della principale fiera di settore nel 2019, per parlare a tutti i soggetti coinvolti nella filiera dei carburanti, siano essi privati che pubblici.
La piaga dell’illegalità nel settore della distribuzione carburanti è ormai al centro di analisi, ricerche, denunce, interrogazioni parlamentari, articoli; allo stesso tempo cresce la consapevolezza dell’enorme danno al settore derivante dall’abusivismo contrattuale.
Guardando i resoconti giornalistici, la cifra che viene fuori dal 2018 è di reati fiscali/finanziari di poco superiore ai 900 milioni. Ovviamente si tratta del montante scoperto. La dimensione reale dell’illegalità balla, secondo le fonti più accreditate, intorno al 10% del gettito, il che significa che gli organi di controllo non riescono a far emergere il complessivo del totale evaso. Ad ogni modo è pacifico che una valutazione precisa o comunque vicina alla realtà del fenomeno illegale nel settore non è facile.
Il primo elemento di riflessione è che il “gettito” derivante per lo Stato dalla vendita dei carburanti, nonostante il decremento delle vendite in assoluto, fa registrare un innalzamento dello stesso per effetto dei prezzi.
Il secondo riguarda le attività di contrasto operate dalle forze dell’ordine e dagli Uffici delle Entrate nel 2018, e in questa prima parte del 2019, che fanno emergere dati indicativi interessanti. Stando alle fonti della GdF e alle notizie di stampa, nel 2018 i sequestri, che hanno interessato tutto il Paese ammonterebbero a circa 900 milioni quale massa sottoposta ad accertamento.
Mentre proiettando le attività di contrasto in corso nel primo semestre dell’anno, grazie anche alla fatturazione elettronica, la cifra che si dovrebbe raggiungere è ben maggiore: circa un 1,5 miliardi.
Questi dati collimerebbero con quelli denunciati nel 2016 al Ministero dell’Economia, di un’illegalità attorno al 10%, anche se altre fonti parlano di un’incidenza assai più rilevante. In questo quadro di incertezze, avventurarsi in conclusioni appare difficile.
Certo occorre analizzare attentamente il fenomeno, perché è solo conoscendone caratteristiche e reale entità che si può adottare una strategia di contrasto.
Detto questo, occorre cominciare a mettere insieme alcuni pezzi di ragionamenti e, realisticamente, comprendere il fenomeno e la coincidenza, come rilevano anche altri osservatori, della concomitante crescita dell’evasione iva con quella del numero dei depositi da una parte e dei marchi sul territorio dall’altra. E al contemporaneo esplodere del fenomeno dell’abusivismo contrattuale, che sembra viaggiare alla stessa velocità.
Certamente questo fenomeno ha conosciuto una crescita negli ultimi anni in coincidenza con la dinamica appena citata. Comprendere questa convergenza di elementi significa, per la filiera e le istituzioni, acquisire gli elementi fondanti per l’elaborazione di proposte finalizzate al contrasto; e per le forze addette ai controlli e alla repressione circoscrivere abbastanza il campo dei controlli da finalizzare con accuratezza alla lotta all’illegalità. Illegalità è anche l’abusivismo contrattuale e la corrispondente evasione contributiva che può essere stimata in qualche centinaio di milioni di euro.
Questa iniziativa vuole approfondire entrambi i fenomeni e delineare il da farsi.