Benzinai, domani 18 dicembre l’assemblea pubblica dei gestori della provincia convocata da Faib Confesercenti
Domani, mercoledì 18 dicembre, Faib Confesercenti Genova chiama a raccolta i benzinai della provincia in un’ assemblea pubblica che avrà luogo presso la sede dell’associazione, in via Balbi 38 B, a partire dalle ore 13.
All’ordine del giorno, tutte le principali criticità che investono la categoria: dall’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi di benzina e gasolio al Documento di accompagnamento semplificato (Das) elettronico; dai nuovi Indici sintetici di affidabilità (Isa) alle istruzioni su come avvalersi correttamente del credito di imposta per recuperare fino al 50% sulle transazioni con carte di credito o bancomat relative ai rifornimenti, ed il 30% sulla restante parte del transato non oil; infine, verrà illustrata la risoluzione presentata dall’onorevole Massimiliano De Toma, che intende affrontare nel merito i problemi del settore, contemplando anche la razionalizzazione della rete, oggi sovradimensionata e obsoleta.
«Raccomando a tutti i colleghi di essere presenti, data l’importanza degli argomenti sul tavolo – è l’appello di Fabio Bertagnini, presidente di Faib Genova -. La sitazione dei gestori degli impianti di carburante è infatti drammatica: da una parte, i nuovi contratti stretti con le compagnie petrolifere che hanno ulteriormente ridotto il nostro margine di guadagno, ormai di non più di due centesimi a litro; dall’altra, la pletora di adempimenti ai quali siamo sottoposti che, pur introdotti con la lodevole e condivisibile intenzione di garantire la legalità, all’atto pratico finiscono per stritolarci, tra nuova burocrazia e ulteriori aggravi».
«Partiamo, ad esempio, dalla moneta elettronica: noi benzinai siamo favorevolissimi ad un suo impiego, anche per evidenti questioni di sicurezza legate ad una riduzione del contante in cassa. Ma non possiamo fare fronte alle attuali commissioni praticate dagli istituti di credito che, di fatto, erodono anche quell’esiguo margine che ci viene lasciato dalle compagnie. Allo stesso modo: benissimo l’Isa, che già dal 2019 ha sostituito gli studi di settore, ma i parametri devono essere ricalibrati tenendo conto della reale dimensione e del giro d’affari degli impianti, altrimenti la stragrande maggioranza di essi, in sede di valutazione, rischia di non raggiungere nemmeno il 6, vale a dire la soglia minima al di sotto della quale scattano le ispezioni fiscali. E questo perché gli indici di affidabilità sono stati calcolati facendo una media generale di tutti gli impianti, comprese le mega-stazioni di rifornimento completamente automatizzate, con un’evidente penalizzazione per le pompe più piccole e con personale, per le quali il rapporto tra costi e fatturato è decisamente più alto».