“Dobbiamo essere autorizzati ad aprire non per quello che vendiamo, ma perché siamo in grado di garantire la sicurezza sanitaria nell’azienda e nell’area in cui operiamo”
“Ci aspettavamo provvedimenti ben diversi dal Presidente del consiglio dopo due mesi di chiusura. Sono oltre 2.000 gli ambulanti padovani, con quasi 7.000 occupati che diventano oltre 10mila nel veneto con quasi 40mila addetti. Forniamo un servizio insostituibile in tante città in tutti i centri storici ed in tutti i comuni più piccoli dove ogni giorno portiamo a casa dei consumatori veri e propri centri commerciali dove trovare e rispondere ad ogni esigenza di consumo delle famiglie”.
Così Enzo Tuis presidente degli ambulanti padovani e veneti.
“Oramai da febbraio siamo a casa – prosegue – obbligati alla chiusura a guardare dai social e dalla trasmissioni o dai giornali quello che si decide sulle nostre teste. Arrivare dopo due mesi a dirci che se va bene apriremmo dopo il 18 maggio, quando oramai saremmo allo stremo delle nostre risorse, francamente è ‘drammatico’ ( avrei potuto dire ridicolo se non riguardasse la vita il lavoro di migliaia di famiglie). Lo stiamo dicendo da settimane, con la scusa dei beni essenziali, non si può continuare ad autorizzare aperture sulla scorta di quello che un negozio o un banco vende”.
“Stiamo impazzendo – sottolinea ancora – cercando di interpretare se possiamo aprire o meno e dopo due mesi ci si viene a dire che dobbiamo rimanere chiusi per altri 30 giorni (se va bene) semplicemente perché a parere del governo vendiamo merci non essenziali. Ma chi stabilisce se è essenziale un vaso di fiori rispetto ad una camicia o ad un paio di scarpe?”
“Lo stiamo chiedendo da giorni – continua il presidente Tuis. Smettiamola di far aprire per quello che vendiamo e autorizziamo tutti all’apertura, purché ci si adegui alle indicazioni per il rispetto e la sicurezza sanitari. Diteci quello che dobbiamo fare per garantire la sicurezza nostra dei nostri collaboratori dei nostri dipendenti e dei nostri clienti, ma autorizzateci ad aprire”.
“Gli ambulanti sono allo stremo – conclude – ancora un mese e per la metà di noi vorrà dire la chiusura definitiva: dovremmo riconquistare una clientela, difesa con professionalità e sacrifici in questi ultimi anni, e che queste chiusure obbligatorie stanno regalando ad altre forme distributive. Dal 4 maggio chiediamo che siano aperti anche i mercati su area pubblica. Si trasferiscano maggiori poteri e mezzi ai sindaci dei comuni che possano garantire verificare ed organizzare la sicurezza nelle aree commerciali e nel territorio comunale. Dobbiamo essere autorizzati ad aprire non per quello che vendiamo ma perché siamo in grado di garantire la sicurezza sanitaria nell’azienda e nell’area in cui operiamo”.