“C’è molta preoccupazione, per le attività economiche e produttive “quelle che ce la faranno”, che stanno a poco a poco ripartendo, ma la maggioranza di esse si troverà a corto di liquidità e maggiormente indebitata, con il conseguente e concreto pericolo del ricorso a prestiti usurai o, ancor peggio, di cessioni o infiltrazioni nelle compagini sociali di soggetti criminali”, afferma – Gianni Malaspina Vice Presidente Consorzio Fidi FINCOM S.C. e dirigente Confesercenti provinciale.
Questo periodo di emergenza sanitaria, di cui nessuno può presupporre una fine certa, ha creato purtroppo un nuovo spazio di azione per la criminalità organizzata, che svolge attività di prestiti illeciti (c.d. “usura”) e ora con maggiore facilità può infiltrarsi nelle imprese. La stessa limitazione della mobilità delle persone ha drasticamente limitato lo scambio di rapporti diretti tra imprenditori e gli enti o associazioni che potevano e possono offrire sostegno.
Gli aiuti finora messi in campo dal Governo o dalle singole realtà territoriali (Regioni, Province, Comuni) sono del tutto insufficienti e talvolta inefficaci a fronteggiare l’esigenza di liquidità in cui versa la maggioranza delle micro, piccole e medie imprese. Questo è un terreno molto fertile per una criminalità ricca di risorse e che non si fa scrupolo di approfittare sia della debolezza che delle esigenze del mercato.
Una criminalità che si sta attrezzando per sostituirsi agli aiuti che non arrivano: pur in assenza di dati certi si stima che le micro, piccole e medie imprese a rischio sia nell’ordine del 30% del totale.
“La mancanza di liquidità e di lavoro è la vera nuova pandemia” – dichiara Michela Mandrino, Presidente Confesercenti Alessandria. Prima della pandemia molte famiglie italiane correvano già un serio rischio povertà. Allo stato attuale il rischio è accresciuto e concretizzato, intaccando anche il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Diventa sempre più difficile per i soggetti a rischio diffidare di chi propone un sostegno, un intervento economico, anche perché l’imprenditore è convinto di poter sanare il debito assunto e salvare la propria attività ed i posti di lavoro dei suoi collaboratori non appena l’attività sarà ripresa a pieno regime. Il fenomeno della criminalità organizzata è reale e da sempre latente nel nostro tessuto economico, ed ora più che mai è un nemico da combattere con l’impegno di tutti, Istituzioni, Forze dell’Ordine, Autorità Giudiziaria, Associazioni, Confidi e Imprenditori. Serve un grande lavoro di sensibilizzazione e di informazione, però è anche indispensabile fin da subito alleggerire il carico fiscale e la burocrazia, che i nostri imprenditori vivono con paura e angoscia, così come altrettanto importante sarà l’immissione di liquidità “a fondo perduto”, ovvero che non si traduca in un debito per coprire altri debiti”, prosegue Michela Mandrino, che conclude “Come ormai evidenziato da più fonti, anche governative, se non interveniamo e sensibilizziamo il mondo imprenditoriale il numero dei potenziali soggetti a rischio potrà cresce esponenzialmente soprattutto in questa FASE 2, dove la mobilità consentirà al malavitoso di avvicinare con maggior facilità le imprese in difficoltà”.