Schiavo: “Per la filiera del turismo, degli alberghi, dei grandi ristoranti e del wedding è assoluta crisi; c’è il concreto rischio di chiusure definitive delle attività se non ci sarà un sostegno ulteriore”
Ottime le risposte per le categorie di parrucchieri e barbieri, pessime o sostanzialmente negative quelle
invece relative agli altri settori commerciali della Campania.
E’ quanto emerge dallo studio condotto da Confesercenti Campania a 10 giorni dalla riapertura delle attività della regione. Tramite un’analisi realizzata su un campione di mille attività sull’andamento dopo la riapertura, emerge che a Napoli e in Campania ad essere soddisfatti sono solo i parrucchieri e i barbieri, presi d’assalto
dopo la fine del lockdown, dopo il vuoto dei mesi precedenti.
Rispetto agli introiti del 2019 nello stesso periodo, infatti, hanno incassato sino al 100% in più con una media di orario di lavoro che arriva anche a 14 ore in alcuni casi. Nel ramo specifico si può dunque dire che si stanno recuperando le notevoli perdite accusate tra marzo e aprile.
Va molto male invece in altri settori: c’è il crollo nel settore abbigliamento e moda con una diminuzione del fatturato,
rispetto a 12 mesi fa nello stesso periodo, intorno al 90%. Peggio ancora nella grande ristorazione, dove si assiste ad un calo del 97-98%.
Un po’ meglio il comparto “piccoli ristoranti, trattorie e pizzerie”: dal lunedì al venerdì c’è una diminuzione degli incassi in 12 mesi del 60-70% che si calmiera sino al 40-50% nel week-end, con riferimento soprattutto ai locali delle zone turistiche e storiche di Napoli, soprattutto sul Lungomare. Meglio per le pizzerie o locali (gelaterie e pub) che hanno circoscritto esclusivamente al “delivery” e al “take away” la loro produzione. In coda ci sono il settore alberghiero ed extralberghiero (b&b, casa vacanze e pensioni) dove la diminuzione è del 100%.
In questi primi 10 giorni di riapertura, per chi ha aperto (visto che almeno il 40% ha deciso di aspettare ancora prima di aprire i battenti), è infatti inesistente o quasi la domanda per il settore turistico (compresi agenzie di viaggio, guide, trasporti nel turismo e accompagnatori). Un calo sostanziale è invece stato appurato per i bar e simili, dove l’incasso medio giornaliero (-70% rispetto al 2019) è molto distante dalle cifre di 12 mesi fa sino al 70% in meno,
in un orario di lavoro che va dalle 9 alle 23.
Dati positivi invece per il comparto supermercati, salumerie e macellerie, che hanno avuto un trend in aumento che va dal 20% al 32%.
“Le imprese – commenta il presidente di Confesercenti Campania, Vincenzo Schiavo – sanno che stanno facendo un salto nel vuoto, e che non c’è mercato. In più il reddito pro capite della Regione Campania è molto più povero di quello che abbiamo lasciato prima dell’emergenza: rispetto a 12 mesi fa si è impoverito del 25%”.
“I dati dunque non ci sorprendono, le difficoltà riguardano quasi tutte le categorie tranne le attività che sono rimaste aperte anche nel corso del lockdown e quelle che stanno avendo buone risposte dopo la riapertura. Ci preme però sottolineare l’assoluta crisi della filiera del turismo, degli alberghi, dei grandi ristoranti e del wedding: c’è
il concreto rischio di chiusure definitive delle attività se non ci sarà un sostegno ulteriore, nei prossimi mesi, dei governi nazionale e provinciale”, conclude Schiavo.