Il Presidente Rossi: “Il continuo ricorrersi di provvedimenti governativi in materia di contenimento della pandemia rischia di portare al collasso le imprese del commercio e della ristorazione e non rispetta la dignità di lavoro di tanti piccoli imprenditori”
“Il continuo ricorrersi di provvedimenti governativi in materia di contenimento della pandemia rischia di portare al collasso le imprese del commercio e della ristorazione e non rispetta la dignità di lavoro di tanti piccoli imprenditori. Pur nella straordinarietà della situazione, un’impresa, per stare sul mercato, deve poter minimamente programmare la propria attività, in particolare in tema di ordinativi di merce deperibile e di organizzazione del personale dipendente: non può essere posta nella continua incertezza di poter aprire ai propri clienti. Uno stop and go come quello che si sta susseguendo da mesi genera sconcerto, azzera energie e causa ulteriori danni economici.
Il 3 dicembre, solo 13 giorni fa, il Governo ha emanato l’ennesimo DPCM contenente le ulteriori misure restrittive, valide teoricamente fino al 15 gennaio. Ora, in assenza di dati epidemiologici particolarmente differenti rispetto alle previsioni, siamo di nuovo in attesa d’interpretare nuovi provvedimenti restrittivi e si procede nella schizofrenia di misure contradditorie: da un lato lancio del cash back natalizio – con stanziamento di 5 miliardi in due anni – che a nostro parere si potevano più adeguatamente investire a sostegno del terziario – invitando i consumatori a recarsi a fare spese e, dall’altro, severe misure di chiusura degli esercizi commerciali. Esercizi commerciali che, peraltro, adottano con scrupolo i protocolli di sicurezza anticontagio definiti da Ministero e Regioni.
Come imprese abbiamo bisogno di una linea d’azione credibile, motivata e coerente: questa continua indecisione rischia di essere una sentenza di condanna a morte per le piccole imprese del commercio, di bar e ristoranti. Le nuove misure le colpiscono infatti in un momento cruciale: un lockdown tra Natale e Capodanno, per negozi e pubblici esercizi, si traduce in un’ulteriore perdita di incassi pari a 10 miliardi di euro 3 miliardi circa in consumi in bar e ristoranti e 7 miliardi in acquisto di beni e prodotti. E queste nuove misure si inseriscono in una situazione che ha già portato a rischio chiusura 150 mila imprese a livello nazionale (80 mila del commercio e 70 mila del turismo, somministrazione e servizi) con una perdita di circa 450 mila posti di lavoro.
In questo contesto siamo amareggiati dall’essere considerati, di fatto, il capro espiatorio della diffusione del contagio. Con questi provvedimenti viene in realtà colpita una parte sana e operosa del paese lasciando irrisolta, in nodi cruciali quali trasporto pubblico e tracciatura contagi, la battaglia al Covid. E continuiamo ad assistere a un cortocircuito mediatico che enfatizza le file dello shopping nei centri storici ma non evidenzia con altrettanta enfasi le file di centinaia di persone che già hanno perso il lavoro e che si incolonnano per ottenere un pasto caldo nei centri del volontariato.
La tutela della salute è la priorità, per questo ci siamo adeguati alle norme di sicurezza e chiediamo controlli e pene severe ai trasgressori. Ma se si vuole sacrificare l’ultimo negozio o l’ultimo ristorante sull’altare dei colossi dell’ e-commerce o del delivery chiediamo rispetto: che lo si dica con chiarezza”, conclude Mauro Rossi, Presidente Confesercenti Modena.