Confesercenti Matera, la Basilicata da marzo in zona rossa: denuncia di una grave situazione economica

L’Associazione scrive una lettera aperta al Governo, Regione, Provincia e Comune per denunciare  l’ennesimo schiaffo morale ed economico alle attività della ristorazione e a tutti i titolari di imprese locali

A partire dalla mattinata di venerdì scorso ha preso a circolare la notizia che la Basilicata sarebbe diventata “zona rossa” da lunedì 1 marzo; lo scetticismo e la perplessità iniziavano ad invadere gli animi delle persone e degli operatori economici perché si parlava del cambio di colore già da alcuni giorni per altre Regioni e nulla veniva detto a proposito della Basilicata.

Purtroppo nel pomeriggio di venerdì si è venuti a conoscenza dai media nazionali che la Basilicata cambiava di colore così come preannunciato e lo scetticismo e stupore divenivano incredulità e nervosismo perché nulla era stato accennato nei giorni precedenti dagli addetti all’emergenza sanitaria nazionale o locale e i casi altalenanti registrati in settimana, non facevano certo presagire il salto di colore.

E’ inutile dire che si sono aperte numerose discussioni, il nervosismo e la protesta montava perché, per l’opinione pubblica, non c’erano elementi sanitari scatenanti a tal punto da far pensare ad un lockdown locale ed immediato.

In alcuni territori della regione c’era stato un aumento serio di casi (comune di Montescaglioso) e le Autorità sono immediatamente intervenute per dichiarare “zona rossa” e per isolare i focolai; premesso che la salute è primaria nella scala dei valori, è ns. dovere segnalare ai massimi rappresentanti delle Istituzioni nazionali e locali che centinaia e centinaia di operatori economici sono rimasti delusi dal comportamento politico adottato in questa circostanza perché, nonostante il gran parlare che si faceva su i nuovi interventi da programmare e mettere in atto circoscrivendo i focolai laddove fossero sorti ancora una volta si è adottato un provvedimento “erga omnes”.

Dal punto di vista sanitario i dati circolanti sui media la scorsa settimana parlavano di una crescita di contagi i cui numeri (vittime comprese) non si discostavano di molto da quelli circolati nelle precedenti settimane; nei nostri centri storici non si sono registrati sovraffollamenti nei weekend che potevano far pensare di correre ai ripari, né tantomeno assembramenti presso le attività di ristoro. Tutto sommato si è proceduto con rispettoso rigore e molta collaborazione fra i gestori delle attività e le donne e uomini delle Forze dell’Ordine, sulla cui professionalità nulla da eccepire.

Del tutto assente è, a giudizio di chi scrive, il ruolo politico della Regione Basilicata che non si è imposta avverso la decisione assunta dal Ministro della Sanità relazionando sui numeri e sui casi o, per meglio dire, sulla realtà economica e sociale dei nostri centri urbani ove, lo ripetiamo, non si sono registrate scene di movida fuori dalle regole, dove il distanziamento sociale è rispettato e dove l’economia non è fiorente per cui due settimane di lockdown avranno un impatto catastrofico; in buona sostanza la Regione Basilicata avrebbe dovuto assumere un ruolo più autorevole magari annunciando “zone rosse” a macchia di leopardo qualora ci fossero dati che sfuggono all’occhio del comune cittadino.

In queste ore stiamo subendo l’ennesimo schiaffo morale ed economico che le Istituzioni ci hanno riservato dichiarando la Basilicata “zona rossa” perché le attività della ristorazione, con l’orecchio sempre teso alle notizie quotidiane, avevano inteso organizzare una timida riapertura proprio in questi giorni in vista delle belle giornate primaverili. Purtroppo è risaputo che per riavviare queste attività commerciali è necessaria una organizzazione che parte da molti giorni prima; fornitura di determinate derrate alimentari, organizzazione del personale, messa in campo delle misure di protezione, sanitarie, ecc.

Ma la cosa più drammatica che ci preme segnalare è che la Citta di Matera, “Capitale europea della cultura anno 2019” è reduce da una situazione economica tutta particolare che è certamente facile immaginare: negli anni che hanno preceduto il 2019 sono state consumate delle scelte personali, familiari, economiche e sociali che hanno portato alcune migliaia di persone a cambiare radicalmente il proprio modo di vivere e la propria “forma mentis” per fare del turismo il proprio pane quotidiano e per non farsi trovare impreparati all’appuntamento del 2019. Infatti l’accoglienza che Matera ha destinato alle decine di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo è stata evidenziata dal nostro Presidente della Repubblica. C’è stato anche un certo sforzo economico che ha riguardato l’investimento di capitali propri, in altri casi ci si è rivolti al sistema bancario e questi impegni vanno onorati. Non solo: ci sono i fitti dei locali da onorare, le utenze, il fisco, i dipendenti e perché non ricordarlo, le famiglie dei titolari di impresa che hanno le quotidiane necessità a cui far fronte come del resto tutti noi. Bene, questo ora inizia ad essere il timore dei nostri operatori economici che nelle chiacchierate di queste ore si sta trasformando in terrore.

Il Comune di Matera, più volte sollecitato dalla scrivente ad assumere un ruolo più autorevole nella gestione della pandemia, avvalendosi pure delle associazioni di categoria magari in maniera più incisiva e sinergica, poco ha fatto lasciando molto spesso la gestione delle circostanze al caso o al buon senso dei cittadini, ma sappiamo che quando la discrezionalità del singolo non funziona bisogna intervenire con determinatezza per ristabilire quel minimo di regolamentazione necessaria a gestire l’emergenza pandemica.

I ristori finora ricevuti si sono dimostrati assolutamente insufficienti per le imprese più strutturate e del tutto assenti per quelle imprese che sebbene colpite dalla crisi economica sono rimaste nella zona grigia non affatto raggiunta dai provvedimenti. Infine le migliaia di imprese sorte in vista del 2019 e che non sono affatto strutturate stanno chiudendo non potendo far fronte ad alcun tipo di rimedio; per queste imprese che versano in una situazione forse unica nel panorama nazionale chiediamo interventi ad hoc che le accompagnino verso qualche forma di risarcimento in attesa che la pandemia attenui i suoi morsi.

Pertanto rivolgiamo ai Rappresentanti Istituzionali Nazionali e Locali questa accorata sintesi delle gravi preoccupazioni che stanno attanagliando i titolari delle nostre imprese, fiduciosi che possano adottare tutti quei provvedimenti necessari per evitare che una crisi economica, frutto di una crisi sanitaria, possa fare quel malaugurato salto che la porti a divenire una crisi sociale irreversibile.

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