L’Associazione: “Tra smart working e didattica a distanza crollano le vendite. Ma i commercianti confidano nel weekend. E c’è anche chi ha saputo reinventarsi”
La crisi generalizzata, insieme ad altri fattori, limiterà in modo importante anche le vendite di mimose per l’8 marzo, festa della donna. Una ricorrenza che, insieme a San Valentino, rappresenta per le fiorerie l’occasione di maggiori vendite nell’arco dell’anno. Le associazioni di produttori florovivaisti stimano un calo del fatturato che oscilla, per quest’anno, fra il 35 e il 40%. Le cause sono da rintracciarsi sicuramente nella crisi, nel pessimo generalizzato e nell’ansia per il futuro, che spingono a risparmiare piuttosto che a spendere. Ma anche nel lavoro da remoto e nella didattica a distanza: per tanti imprenditori e lavoratori acquistare un mazzolino di mimose per le dipendenti o colleghe era un gesto di rito. Quest’anno le prenotazioni, secondo i dati di Confesercenti, rasentano lo zero. E lo stesso vale nelle scuole, dove un rametto giallo alle compagne di classe era un’usanza diffusa. Si teme, inoltre, l’effetto della zona arancione, che limitando gli spostamenti inciderà anche sulle vendite.
«Solitamente» spiega Luca Zaggia, rappresentante di Assofioristi Confesercenti e titolare dell’omonima fioreria in via Umberto I «per l’8 marzo avevamo prenotazioni da aziende, ristoranti, bar, negozi: quest’anno nessuna. Molti imprenditori erano soliti acquistare un mazzolino per le proprie dipendenti, ed anche in tanti uffici c’era sempre chi prendeva un pensiero per le colleghe. Quest’anno su quel fronte non abbiamo ancora nessuna prenotazione: giusto qualche studente che viene a chiedere informazioni per il ramoscello da regalare alle compagne di classe, ma poi non comprano. Eravamo abituati ad avere molte ordinazioni anche per le vetrine e per gli allestimenti di bar e ristoranti, ma evidentemente il timore della zona arancione, e quindi delle chiusura, ha frenato di molto gli acquisti».
Quest’anno, per la mimosa, è stato particolarmente sfortunato anche a causa della primavera anticipata: «c’è stata una fioritura prematura» dice Zaggia «quindi abbiamo anche meno fiori del solito. Diciamo, comunque, che le piante ci sono. Quel che manca sono le prenotazioni».
La crisi, pur sentita da tutti, non colpisce allo stesso modo e c’è anche chi tiene a trasmettere un segnale di speranza. «In questo anno così difficile per tutti», dice Daniela Beggio, titolare della fioreria in via San Marco (Ponte di Brenta) «non posso lamentarmi. Ho reinventato il mio negozio per renderlo più simile a me: non ho molta scelta, ma ho trovato una selezione di articoli che piacciono. E i clienti mi confermano la loro fiducia per questo. Per quanto riguarda l’8 marzo confermo che le prenotazioni da parte delle aziende scarseggiano, ma c’è ancora il weekend e tutto lunedì. Molti miei clienti sono abituati ad arrivare all’ultimo, confido che sarà così anche quest’anno».
Quanto alle composizioni la mimosa, pur rimanendo un simbolo indiscusso dell’8 marzo, non è affatto l’unico fiore venduto. I fiorai padovani parlano anche di tulipani, giacinti, ranuncoli, anemoni. La rosa rossa è un grande classico, ma si vendono anche molte orchidee. E ancora: di gran moda sono i mazzi “di primavera”, con calle, fresie o pesco rosa. E in mezzo, per ricordare l’occasione, un ramoscello di mimosa.
«La situazione generale ci rende meno ottimisti che in passato» sottolinea Nicola Rossi, presidente della Confesercenti del Veneto Centrale, «il calo di vendite era previsto e i motivi li conosciamo. C’è una diffusa tendenza al risparmio dovuta all’ansia per il futuro, c’è il fatto che le persone si muovono meno e hanno meno occasioni di socialità. E in più la ricorrenza coinciderà con il ritorno in zona arancione. E questo condizionerà sicuramente gli acquisti. Confidiamo comunque nel weekend, che solitamente vede più movimento, e ricordiamo che i negozi hanno anche un ottimo servizio di consegna a domicilio. Per chi non potesse muoversi, quindi, è possibile ordinare al telefono e ricevere il mazzo o le piante direttamente a casa, senza rinunciare a questa occasione di festa».