L’Associazione: “I ritardi dei ristori e delle casse integrazioni registrati in questi territori sono insostenibili, esercenti e commercianti sono ormai in tilt”
“Pescara e la sua area urbana sono state di gran lunga le zone più colpite dagli effetti economici del Covid, dopo una interminabile zona rossa, un rimpallo di responsabilità imbarazzante ed un silenzio insopportabile di tante istituzioni locali. Pescara e la sua area urbana hanno diritto a ristori aggiuntivi per continuare a vivere, caso unico in Abruzzo e forse in Italia, visto che sono state messe in una condizione economicamente devastante”. Lo affermano il presidente di Confesercenti Pescara Raffaele Fava ed il direttore Gianni Taucci.
“I ritardi dei ristori e delle casse integrazioni registrati in questi territori sono insostenibili” spiegano, “e tutto ciò mentre i telefoni di troppi uffici pubblici squillano a vuoto, incapaci o resistenti anche ad una deviazione di chiamata in tempo di smart working per la pubblica amministrazione. In tutto questo scenario restano inevase troppe domande: perché la zona rossa di Pescara non è stata blindata così da consentire un reale calo dei contagi e programmare dunque una riapertura più rapida, perché i ristori della Regione Abruzzo sono arrivati così tardi, perché i negozi ed i pubblici esercizi di questo territorio sono stati chiusi per il più alto numero di giorni in Italia.
Esercenti e commercianti sono ormai in tilt, e viene chiesto loro anche di smontare entro pochi giorni i parklet autorizzati solo pochi mesi fa. Una situazione incredibile che deve essere portata al più presto all’attenzione del prefetto. Ma intanto – spiegano Fava e Taucci – da mesi le principali città dell’area urbana subiscono la chiusura sostanzialmente solo di bar, ristoranti e negozi, mentre nessuno controlla gli ingressi in città e i contagi continuano a salire gettando nello sconforto tutti gli imprenditori”.