Confesercenti: “Segnali positivi, ma non abbassare la guardia: quasi la metà (44%) dovuta ad aumenti tariffe locali”
Inflazione in crescita ad aprile. L’indice calcolato dall’Istat sale dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,6% nei confronti di aprile 2013 (dal +0,4% di marzo), confermando la stima preliminare. Il rialzo dell’inflazione su base annua, spiega l’istituto, è principalmente imputabile all’accelerazione della crescita su base annua dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti ed alla riduzione dell’ampiezza della flessione tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati. L'”inflazione di fondo”, al netto degli alimentari freschi e dei beni energetici, sale all’1,0%, dallo 0,9% di marzo; al netto dei soli beni energetici, si porta allo 0,9% (da +0,8% del mese precedente).
Il rialzo mensile dell’indice generale è da ascrivere agli aumenti – su cui incidono fattori stagionali, quali le festività pasquali – dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,2%) e di quelli Ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%). L’inflazione acquisita per il 2014 sale allo 0,3%, dallo 0,2% di marzo. Rispetto ad aprile 2013, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,2% (era -0,3% a marzo) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi sale all’1,4%, dall’1,0% del mese precedente. Pertanto, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si amplia di tre decimi di punto percentuale rispetto a marzo 2014. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, sottolinea l’Istat, non variano su base mensile e crescono dello 0,5% su base annua (in rallentamento dal +0,7% di marzo).
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto sono stabili rispetto al mese precedente e crescono dello 0,5% nei confronti di aprile 2013 (era +0,4% a marzo). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,5% in termini sia congiunturali sia tendenziali (la stima preliminare era +0,6%), con un’accelerazione della crescita su base annua di due decimi di punto percentuale rispetto a quanto riscontrato a marzo (+0,3%). Al rialzo congiunturale contribuisce anche il rientro definitivo dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice Nic non tiene conto.
“Il ritorno alla crescita dell’inflazione, confermato oggi dall’Istat – sottolinea Confesercenti – può essere letto come un primo timido segnale positivo sul fronte della ripresa dei consumi, ma non deve portarci ad abbassare la guardia contro il pericolo deflazione, come ha sottolineato autorevolmente, più volte, il Governatore della Bce”.
“Nonostante l’aumento registrato ad aprile – dovuto, fra l’altro, anche alle festività pasquali – il tasso rimane decisamente troppo basso, soprattutto se consideriamo che, nei primi mesi dell’anno, il 44% dell’inflazione proviene dagli aumenti delle tariffe a controllo locale. Secondo le nostre stime, alla fine dell’anno in generale le tariffe – escluse quelle energetiche – cresceranno del 3%, più del triplo rispetto al previsto +0,8% dell’inflazione”.
“E’ evidente – continua Confesercenti – che nell’insieme la debole dinamica inflattiva sia conseguente all’altrettanto debole domanda interna. Per questo riteniamo che sia urgente fare di più per rilanciare i consumi e l’economia.
Il beneficio Irpef ai redditi più bassi, deciso dal governo Renzi, va in questa direzione; ma l’efficacia del provvedimento è fortemente ridotta dalla scelta di escludere i lavoratori autonomi. Ora occorre un vero piano di rilancio della domanda interna che miri a dare spinta e continuità alla ripresa”.