L’Ufficio economico Confesercenti: “l’incremento dell’inflazione potrebbe costare all’economia
1 miliardo di euro di mancata spesa delle famiglie”
Turismo e riaperture spingono la crescita del Pil nel trimestre estivo, ma la ripartenza dei consumi è ostacolata da incertezza e dall’aumento dei prezzi. I dati di Istat sull’andamento dell’economia italiana tra luglio e settembre (+2,6% congiunturale e +3,8% rispetto allo scorso anno) confermano che è ancora in atto una crescita sostenuta, nonostante la lieve frenata – comunque ampiamente attesa – rispetto alla variazione congiunturale del Pil (+2,7%) registrata nel trimestre precedente, coincidente con l’inizio delle riaperture. A trainare la ripresa, una stagione turistica soddisfacente, anche se ancora lontana dai livelli del 2019, dati i limitati arrivi di stranieri.
Così l’Ufficio Economico Confesercenti.
I risultati degli ultimi trimestri sono migliori rispetto alle aspettative prevalenti sino a inizio anno, e derivano principalmente dal fatto che la fase di rimozione delle misure di restrizione è stata più rapida delle attese, e ha riattivato settori la cui attività è prevalentemente destinata al consumo finale. Con le riaperture è stato, difatti, possibile fare ripartire la spesa in quei settori (ristorazione, alberghi e spettacoli) molto penalizzati dalle misure restrittive. Tuttavia, tanto i consumi di servizi quanto quelli di beni semidurevoli, presentano ancora un ampio gap da recuperare rispetto ai periodi antecedenti la crisi: le famiglie continuano ad essere prudenti, mantenendo tassi di risparmio superiori ai livelli prepandemia.
Anche l’aumento dei prezzi – che, pure se concentrato sui prezzi dell’energia, ad ottobre sfiora il 3% di variazione sull’anno – può rappresentare un freno alla crescita del potere d’acquisto delle famiglie e alla ripresa dei consumi: secondo le nostre stime, l’incremento dell’inflazione potrebbe costare all’economia 1 miliardo di euro di mancata spesa delle famiglie. Una piena ripartenza dei consumi è comunque legata fondamentalmente alla normalizzazione degli stili di vita delle famiglie, a sua volta influenzata in primo luogo dall’andamento dell’emergenza sanitaria. Ma che va favorita anche investendo risorse – a partire da quelle messe a disposizione per il taglio delle tasse – per il miglioramento strutturale di aspettative e condizioni reddituali.