387 voti per Mattarella, 60 bianche e 380 astenuti
I votanti al settimo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica sono stati 596, gli astenuti 380. Le schede bianche 60, le nulle 4 e i voti dispersi 9.
Sergio Mattarella ha ottenuto 387 voti (51 in più rispetto a quelli ottenuti nel sesto scrutinio di ieri, pari a 336); Carlo Nordio ha ottenuto 64 voti; Nino Di Matteo 40 voti; Pier Ferdinando Casini 10; Elisabetta Belloni 8; Luigi Manconi 6; Marta Cartabia 4; Mario Draghi 2; Emilio Scalzo 2.
Prossimo scrutinio, l’ottavo, alle 16.30.
Perché il capo dello Stato possa essere eletto, si passa dalla necessità della maggioranza dei due terzi dei 1.009 grandi elettori (673 voti) e quelle della maggioranza assoluta (50% più uno delle preferenze): il quorum necessario scende quindi a 505 voti.
I ‘grandi elettori’ sono 1.009 (630 deputati, 315 senatori, 6 senatori a vita e 58 delegati regionali).
L’elezione del presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto. Può essere eletto presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto 50 anni e goda dei diritti civili e politici. L’ufficio di presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica. Il presidente della Repubblica è eletto per sette anni. Come la Costituzione detta agli articoli 83,84,85. Nel caso della elezione di quest’anno, poiché Mattarella ha giurato ed è entrato in carica il 3 febbraio 2015, il suo settennato scade il 3 febbraio.
La Costituzione affida al capo dello Stato la rappresentanza dell’unità del Paese. Sono espressamente previste una ventina di funzioni presidenziali:
- sciogliere le Camere (o una di esse);
- sciogliere i Consigli regionali, nominare il premier e su sua proposta i ministri:
- promulgare le leggi;
- dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere;
- accreditare e ricevere i diplomatici;
- ratificare i trattati internazionali previa autorizzazione delle Camere;
- nominare fino a 5 senatori a vita;
- inviare messaggi alle Camere, convocarle in via straordinaria;
- indire le elezioni e fissare la prima riunione delle nuove Camere;
- autorizzare la presentazione in Parlamento dei disegni di legge governativi;
- rinviare alle Camere con messaggio motivato le leggi non promulgate e chiederne una nuova deliberazione (potere non più esercitabile se le Camere approvano nuovamente;
- emanare i decreti legge e i decreti legislativi adottati dal governo;
- indire i referendum e dichiarare l’eventuale abrogazione delle norme;
- accogliere il giuramento del governo e le eventuali dimissioni;
- presiedere il Consiglio supremo di difesa e detenere il comando delle Forze armate;
- presiedere il Consiglio superiore della Magistratura;
- nominare un terzo dei componenti della Corte costituzionale;
- concedere la grazia e commutare le pene;
- conferire le onorificenze della Repubblica.
La particolarità in questa 13esima elezione è l’incognita Covid. Coi contagi in crescita e la variante Omicron sempre più diffusa c’è preoccupazione su come influirà la pandemia sull’elezione dell’inquilino del Quirinale, quando i 1.009 grandi elettori dovranno venire a Roma per votare il nuovo capo dello Stato. I questori di Montecitorio hanno già varato alcune regole: green pass base per l’ingresso e super green pass per servizi di ristorazione e bar. Per consentire le sanificazione e già stata prevista una sola votazione al giorno, anziché le due tradizionali, gli ingressi saranno scaglionati: 50 per volta, con al massimo 200 grandi elettori in Aula. Nel cortile di Montecitorio è stata allestita una tendostruttura per estendere lo spazio del Transatlantico e dare modo agli elettori e alla stampa di non assembrarsi
all’interno.
Modalità specifiche anche per il giuramento del nuovo capo dello Stato: potranno partecipare tutti i grandi elettori, deputati e
senatori in Aula e delegati regionali in tribuna, ma solo per 40-45 minuti, il tempo di ascoltare il discorso e previo tampone all’ingresso.
Sarà consentito di votare anche ai ‘grandi elettori’ che sono positivi al Covid o in isolamento per un contatto stretto con un
positivo. La volontà è stata espressa unanimemente in conferenza dei capigruppo per garantire che tutti possano esprimere il loro
voto. Se fossero decine i parlamentari in isolamento impossibilitati a recarsi a votare questo potrebbe alterare significativamente l’elezione. Potrebbe essere più difficile raggiungere le maggioranze necessarie, soprattutto in assenza di un accordo largo tra i partiti, con la conseguenza che le votazioni, per di più ridotte da due a una al giorno, potrebbero protrarsi per molti giorni, addirittura per settimane.
La Camera ha quindi provveduto ad allestire una sorta di ‘drive in’ nel parcheggio di Montecitorio, dove i positivi potranno recarsi in auto ed esprimere il loro voto. Non è escluso che possano anche scendere dall’auto e recarsi nel seggio ‘mobile’ creato sotto alcuni tendoni nella stessa area. A vigilare sulle procedure ci saranno anche segretari d’Aula e funzionari. Il tutto è stato possibile grazie a un decreto varato dal governo che consente ai positivi di spostarsi dalla propria residenza e recarsi nella Capitale ma con dei limiti ben precisi, ossia: lo spostamento è consentito solo per raggiungere il Parlamento e poi fare ritorno nella dimora in cui continueranno a stare in quarantena, non potranno avere contatti se non con le persone che si occupano delle procedure elettorali, per dormire e mangiare dovranno recarsi esclusivamente nei luoghi indicati per la quarantena, inoltre avranno il divieto di utilizzo dei mezzi pubblici, divieto di sosta in luoghi pubblici e obbligo di utilizzo costante, all’aperto e al chiuso, delle mascherine di tipo Ffp2.
Nella storia dei 12 presidenti della Repubblica l’elezione più lunga è stata quella di Leone, che richiese 23 votazioni, oltre due settimane. Solo De Nicola (capo provvisorio dello Stato eletto nel 1946 dall’Assemblea Costituente), Cossiga e Ciampi sono stati eletti ai primi scrutini. Altri hanno superato i due terzi dei voti, ma dal quarto scrutinio in poi: Pertini, che ha ottenuto la più ampia maggioranza ‘quirinalizia’ (832 voti su 995), fu eletto al sedicesimo scrutinio, dopo ben 15 votazioni andate a vuoto.
Una volta eletto, il presidente entra in carica solo dopo il giuramento sulla Costituzione davanti alle Camere. Di solito passano alcuni giorni dal voto all’insediamento, durante i quali il Presidente uscente si dimette, per cortesia, per favorire una rapida successione.