Intervista alla Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise sulle pagine del Corriere della Sera di giovedì 24 febbraio (qui l’articolo). Di seguito le parole della Presidente del Luise al Corriere.
«Dobbiamo fare come nel 1993, riunirci tutti intorno ad un tavolo e fare fronte comune».
L’invito arriva da Patrizia De Luise, presidente della Confesercenti, la grande associazione di oltre 35omila piccole e medie imprese italiane del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato e dell’industria.
Caro energia e caro prezzi che non accennano a rallentare, e il tasso di inflazione che secondo le vostre previsioni potrebbe arrivare nel 2022 a +5,6%: presidente, il vostro è pessimismo o realismo?
«Io sono di natura ottimista e sul Covid sono sicura che ne usciremo. Ma vorrei che quelle stime fossero pessimistiche. Purtroppo la situazione che abbiamo davanti è invece molto preoccupante. Veniamo da due anni molto pesanti di pandemia, e già prima l’economia italiana stentava. Ora si aggiunge la situazione geopolitica e quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina all’Italia può solo fare male. Di certo lo scenario è preoccupante».
La pandemia verso la fine non fa ben sperare?
«Il Covid non è ancora finito, si spera nella bella stagione. Ma non dimentichiamo cosa è successo un anno fa, quando con l’estate l’economia è ripartita e poi in autunno è arrivata la quarta ondata, del tutto inaspettata, che soprattutto al nostro settore ha dato una nuova mazzata dopo quella vissuta per il lockdown. Ora dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti per scollinare e speriamo che l’autunno non ci riservi sorprese».
Come intervenire allora?
«Bisogna cercare di rallentare la tensione inflazionistica e contenerla. Imprese e famiglie sono gravate da costi altissimi di energia e gas e il caro carburanti porta ulteriori aggravi, i prezzi schizzano e i consumi si riducono al minimo: continuando cosi a fine 2022 saremo 62 miliardi di euro sotto i livelli pre-Covid. E per le sole imprese del commercio e del turismo il caro energetico si trasformerà in una stangata da 4,8 miliardi. Ecco perché servono interventi strutturali».
Non basta l’intervento del governo contro il caro bollette?
«Va benissimo, ma in una situazione come questa è necessario fare di più. Incentivare i consorzi di impresa per l’acquisto di energia e gas, ad esempio: ridurrebbero i costi per le piccole imprese. Ci sono le accise che andrebbero ridotte o eliminate, rinunciando all’extragettito fiscale ottenuto sui consumi di prodotti petroliferi, parliamo di circa 2,6 miliardi di euro nel 2021. C’è poi il problema dell’aumento dei tassi bancari: come faranno le imprese in crisi a causa del Covid che devono restituire i prestiti ricevuti? Servono delle moratorie, non per tutti, ma almeno per le imprese che hanno sofferto».
Non sono richieste semplici, pensa che verranno accolte?
«Per evitare questa situazione inflattiva c’è bisogno dell’aiuto di tutti, ognuno deve mettere la propria parte, ed è per questo che invito tutti, governo, associazioni, imprese, sindacati e anche le banche a sederci attorno ad un tavolo e trovare insieme una soluzione, serve un patto sociale».
Come nel ’93 con il governo di Azeglio Ciampi?
«Esattamente. Anche allora c’era un’inflazione da combattere. Questo è il momento in cui ognuno di noi può fare qualcosa per far ripartire l’economia».