L’Associazione: “Gli aumenti sono legati alla reintroduzione piena delle accise. Danni non solo per gli automobilisti e famiglie, ma anche per i gestori; chiesto tavolo di confronto urgente con il Governo”
Allarme sulle pesanti conseguenze che il ritorno delle accise stanno già causando a famiglie ed imprenditori. È ancora una volta Confesercenti Arezzo, con il suo presidente del sindacato benzinai Faib Claudio Marraghini e con il responsabile Lucio Gori, a intervenire sul caos che si sta registrando alle pompe dei distributori dove dal primo gennaio si stanno registrando impennate dei prezzi. “Il mancato rinnovo del taglio delle accise a fine anno” commentano Gori e Marraghini “come temevamo sta causando una serie di reazioni negative a catena, di cui sono e saranno vittime alla stessa maniera, sia gli automobilisti, con il costo del carburante che torna ad impennarsi, ma anche i gestori degli impianti i cui guadagni sono fissi a prescindere dagli aumenti e legati solo ai litri erogati che dal primo gennaio sono crollati”.
Ormai la marcia del costo della benzina sta sforando i due euro al litro. “Due euro al litro” dicono i responsabili Faib-Confesercenti Arezzo “è la soglia di allarme che, anche in provincia di Arezzo, già si trova al servito in numerosi impianti. Un prezzo che, a breve, si rischia di sfiorare anche al self per benzina e gasolio in questi primi giorni dell’anno”. A mettere in crisi benzinai e automobilisti è stata la scelta del Governo di reintrodurre la quota piena delle accise facendo schizzare il costo del carburante. “La decisione del governo di reintrodurre la quota piena delle accise determina” spiegano Gori e Marraghini “un aumento di 30 centesimi su un litro di carburante rispetto allo scorso marzo (quando ci fu il primo taglio delle accise) e di 18 centesimi rispetto a dicembre”. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Faib-Confesercenti, in media i rincari incideranno, su base annua, per 300 euro a famiglia rispetto a marzo 2022; e ogni pieno costerà 15 euro in più rispetto a 10 mesi fa. C’è poi da considerare l’effetto traino che gli aumenti provocheranno sul costo di tutti i beni di consumo e sull’inflazione, che è già a livelli preoccupanti; tra l’altro anche carburanti come GPL e metano, non sono immuni da questi rialzi.
“La situazione che stiamo vivendo” ribattono Gori e Marraghini di Faib Confesercenti Arezzo, “non è purtroppo molto diversa da quella che portò alla decisione di tagliare le accise; siamo ancora in piena crisi energetica, la guerra continua, ed è del tutto evidente che esiste ancora un rischio concreto di nuove impennate delle quotazioni sui mercati internazionali. Invano abbiamo sperato che la riduzione delle accise, pur decisa sull’onda dell’emergenza, potesse diventare permanente e strutturale, questo malgrado chi si trova al Governo attualmente lo avesse promesso nei mesi precedenti”. Marraghini e Gori difendono poi la categoria dei gestori, troppo spesso considerata la controparte da parte degli automobilisti. “Questa situazione ci danneggia pesantemente” dicono i responsabili Faib “e quindi siamo dalla stessa parte della barricata con i consumatori. Vogliamo infatti ribadire che i gestori non determinano il prezzo e che a loro, a prescindere dal prezzo alla pompa, vanno sempre e soltanto 3,5 centesimi lordi al litro. Insomma, con gli aumenti ci perdono tutti: i consumatori e le imprese, ma anche i benzinai perché più cresce il prezzo meno prodotto si vende”.
Una situazione che è destinata a peggiorare se non ci saranno interventi del Governo. “Già in questo inizio d’anno” concludono Gori e Marraghini “la riduzione dell’erogato si avvicina al 5% con punte per alcuni impianti dell’8%. Senza contare che l’aumento dal valore del transato farà schizzare anche il costo delle commissioni di bancomat e carte di credito, con cui nelle stazioni di servizio si fanno ormai 8 pagamenti su 10, problema che nessuno sta ancora affrontando nonostante i nostri disperati appelli. A ciò si aggiunga che negli ultimi nove mesi abbiamo sostenuto l’anticipo del taglio delle accise, senza che a oggi ci sia stata riconosciuta alcuna compensazione, come abbiamo più volte chiesto. Ci aspettiamo una convocazione urgente da parte del Governo, come promesso dal ministro Gilberto Pichetto Fratin. In ballo c’è il futuro della mobilità del Paese, della logistica e delle persone, oltre quello di 250 mila addetti nelle stazioni di servizio, nella raffinazione e nell’indotto del settore”.