I pubblici esercizi lanciano un grido di allarme per le difficoltà in cui devono riaprire, molti saranno costretti a chiudere o a ridurre il personale dipendente
Confesercenti è molto preoccupata per le tante, troppe attività che sono a corto di liquidità, causata da mesi di lockdown e da una pregressa crisi in cui versa il commercio al dettaglio da anni. Imprese già indebitate, con il pericolo che in questa situazione si annidi il rischio di ricorrere a prestiti usurai, cessioni o infiltrazioni nelle compagini sociali di soggetti criminali.
L’imprenditore disperato, senza soldi, rischia di cedere alla chimera di denaro liquido ed immediato che può essergli offerto da privati e quindi vedere nello strozzino un salvatore, che gli tende una mano e in realtà lo rovina.
In particolare i pubblici esercizi lanciano un grido di allarme per le difficoltà in cui devono riaprire, molti saranno costretti a chiudere o a ridurre il personale dipendente.
Se non arrivano soldi, finanziamenti, fondi perduti, la malavita avrà gioco facile. Ad oggi gli imprenditori hanno ricevuto, esclusivamente i €600 dall’Inps, bonus del mese di marzo, la maggior parte dei loro dipendenti non ha ancora ricevuto la Cassa integrazione in deroga. La situazione sta diventando insostenibile.
Con queste premesse il più bel regalo che si può fare alla delinquenza è quello di promettere fondi agli imprenditori e poi inficiare tutto per eccesso di burocrazia. Il prestito usuraio viene fatto con l’illusione di saldarlo con l’erogazione del contributo o finanziamento, che non arriva e scatta la cosiddetta “cravatta”.
Abbiamo appena appreso dal sito della Regione Piemonte che i bonus a fondo perduto, presentati come un’iniezione di liquidità a zero burocrazia non corrispondono al vero.
Infatti, praticamente nessun piccolo imprenditore, è in grado di poter utilizzare le modalità di accesso indicate e nessuno è in possesso delle credenziali richieste. Anche allegare un documento fronte retro può esser un problema, visto che molti piccoli imprenditori non sono dotati di uno scanner. Se poi si assiste al tutorial, sembra una vera e propria impresa anche la sola compilazione della domanda da tablet o da dispositivo mobile. Per non parlare delle troppe categorie escluse, in modo assolutamente ingiustificato. Considerando che era stato annunciato come un bonus facilissimo da ottenere, Confesercenti invita la Regione Piemonte a semplificare l’accesso e ad includere le troppe categorie rimaste escluse. Non ci sono figli e figliastri.
A tale proposito, Confesercenti si rivolge alle Istituzioni tutte proponendo alcune riflessioni, su cui lavorare in squadra: dal momento che oggi, i movimenti societari e immobiliari sono pochi non sarebbe difficilissimo fare controlli a tappeto su tutti. La malavita deve sapere che tutti i movimenti societari (reperibili attraverso la Camera di Commercio) e immobiliari (agenzie immobiliari) sono tracciati e osservati.
E’ fondamentale che si sblocchino i finanziamenti dei € 25 mila e forse occorrerebbe qualcuno che faccia da tramite tra associazioni di categoria e banche.
Limitare l’uso del denaro contanti, privilegiando quello elettronico, alla condizione di eliminare i costi agli imprenditori e accollandoseli lo Stato, come campagna contro l’evasione e la prevenzione di infiltrazioni criminali.
Questo può avvenire solo con un lavoro di squadra tra rappresentanti nelle Istituzioni comunali, regionali e nazionali, associazioni di categoria, professionisti, banche, Camera di Commercio.
“Confesercenti è al fianco delle Imprese, ma teme il collasso sociale ed economico. Vogliamo giocare la nostra parte, essere coprotagonisti nel riscrivere le regole di una modificata società e di una rigenerazione urbana, ma da soli e divisi non si ricostruisce il futuro”, dichiarano Michela Mandrino e Manuela Ulandi di Confesercenti.