Gli effetti economici dell’instabilità politica e della corsa dello spread. Il 2018 parte male. Il rallentamento dell’economia rilevato ad inizio anno, dovuto alle cresciute tensioni internazionali, è stato aggravato dallo stallo politico seguito alle elezioni. Lo stop del Paese, combinato alle tensioni sullo spread, ha congelato investimenti e consumi, portandoci a bruciare circa 5 miliardi di crescita del Pil (lo 0,3%) tra il 2018 ed il 2019, e causando un netto peggioramento del bilancio pubblico (+7,3 miliardi di euro di disavanzo).
È quanto emerge da un’analisi condotta da CER Ricerche per Confesercenti simulando l’impatto del picco di incertezza – misurato sulla base dello spread, il differenziale sui tassi di interesse – sulla nostra crescita, partendo da un modello che misura la performance economica in funzione del grado di instabilità politica*. La stima, purtroppo, conferma gli effetti negativi dello stallo sulla nostra economia nel 2018-2019.
Effetti dell’incertezza sulla crescita italiana (2018-2019). Simulazione Cer Confesercenti
Perdita di PIL | -0,3% (-5 mld) |
Perdita consumi delle famiglie | -0,4% (-3,9 mld) |
Perdita investimenti | -0,6% (-1,6 mld) |
Perdita domanda interna | -5,5 mld |
Perdita esportazioni | -0,2% (-0,9 mld) |
Maggiore inflazione | +0,3% |
Peggioramento saldo bilancio pubblico | +0,4 punti di PIL (+7,3 mld) di disavanzo |
L’effetto incertezza si determina con qualche mese di ritardo, dal momento che le scelte di consumo delle famiglie e di investimento delle imprese hanno un grado di inerzia, ma si protrarrebbe, una volta avviato, per tutto il 2019. Ad essere colpiti sono soprattutto gli investimenti (stimati in calo di 1,6 miliardi, lo 0,6% in meno rispetto al previsto) ed i consumi, con una flessione di 3,9 miliardi (-0,4%). Complessivamente, la domanda interna si contrae per 5,5 miliardi. Ma ci sono effetti anche sulle esportazioni (-0,2%, quasi un miliardo di euro in meno) e sui prezzi, che guadagnano lo 0,3% di maggiore inflazione. L’effetto più evidente, però, è sul saldo di bilancio pubblico, che peggiora di 0,4 punti di Pil, circa 7,3 miliardi di disavanzo in più. Un’eredità pesante che riduce ancora di più gli spazi di manovra della finanza pubblica, attesa alla prova della legge di bilancio subito dopo l’estate.
*il modello è specificato per un insieme di economie avanzate. I parametri stimati nel modello a più Paesi sono stati quindi riportati in previsione all’interno del modello econometria del CER dell’economia italiana. Come misura dell’incertezza è stato utilizzato il differenziale sui tassi di interesse, ipotizzandone una stabilizzazione sui livelli raggiunti nei giorni scorsi.
Le attese sul nuovo Governo. Quasi un italiano su due vorrebbe il superamento della Fornero. È quanto emerge da un sondaggio condotto da SWG per Confesercenti. La revisione della riforma previdenziale, infatti, è il punto del contratto di governo più apprezzato dai cittadini, sottoscritto dal 44% degli intervistati. Seguono l’introduzione del reddito di cittadinanza ed il varo della flat tax, che convincono rispettivamente il 21 ed il 20% degli italiani. Ma c’è anche un 9% che si dice d’accordo con tutti e tre i principali punti del programma del nuovo esecutivo, ed un 15%, invece, che è contrario.
Per quanto riguarda il giudizio sull’effettiva realizzabilità delle proposte, però, i pareri dell’opinione pubblica sono contrastanti. Solo il 3% pensa che il nuovo esecutivo sarà davvero capace di mettere completamente in atto tutto quello che ha promesso; ma c’è anche un 22% che ritiene che comunque si realizzerà gran parte del piano contenuto nel contratto di governo. Il 35% degli italiani – la maggior parte relativa – scommette invece solo sulla realizzazione dei punti principali, mentre il 28% è pessimista, e pensa che il nuovo esecutivo non sarà in grado di portare a casa nemmeno uno degli interventi in programma.
Ci sono vari punti nel programma di governo, rispetto a questi elencati, con quali si trova maggiormente d’accordo? Possibili due risposte
superamento della legge Fornero | 44 |
reddito di cittadinanza | 21 |
introduzione della flat tax | 20 |
con tutti | 9 |
con nessuno di questi | 15 |
non saprei | 11 |
Valori % (somma delle risposte )
Ritiene che il nuovo esecutivo riuscirà a realizzare i programmi contenuti nel contratto di governo siglato tra Lega e Movimento 5 Stelle?
si’, realizzeranno quanto promesso | 3 |
realizzeranno gran parte del piano | 22 |
realizzeranno solo i punti piu’ significativi | 35 |
non ci riusciranno | 28 |
non saprei | 12 |
Valori %
Gli effetti della flat tax. Se l’incertezza ha frenato la domanda interna, la flat tax dovrebbe invece stimolare una rapida crescita della spesa delle famiglie, a costo però di un maggiore indebitamento. Nell’anno di introduzione l’effetto della riforma fiscale dovrebbe portare ad un aumento di 1,5 punti di consumi – pari a quasi 15 miliardi di euro in più – rispetto allo scenario base attuale, per poi assestarsi negli anni successivi in un aumento dello 0,2% (o due miliardi in più) all’anno. La flat tax riporterebbe dunque, dopo dieci anni, i consumi degli italiani ai livelli precrisi. I risultati evidenziano anche un’accelerazione del Pil di 1,1 punti che però si verificherebbe solo nell’anno di introduzione, per poi riassorbirsi completamente in quelli seguenti.
Più concertazione, più crescita. Negli ultimi anni, la concertazione ed il dialogo con le parti sociali sono stati indicati da una parte della politica come un inutile rallentamento. In realtà, la concertazione consente un’accelerazione dell’economia: se riprendesse, recupereremmo il 2,4% del Pil e torneremmo finalmente ai livelli precrisi prima della fine della legislatura, e non al termine come attualmente previsto. La stima arriva dal Cer per Confesercenti, e considera i tre canali di crescita su cui agisce la concertazione: la stabilizzazione delle aspettative, la produttività, la selezione concordata dei tagli alla spesa pubblica improduttiva.
Secondo lo scenario baseline (costruito sugli attuali andamenti internazionali e congiunturali) occorrerebbe attendere la fine della legislatura per tornare sui livelli di Pil del 2007. La stabilizzazione delle aspettative consentirebbe almeno di superare quei livelli a fine legislatura (+0,8%). L’aumento di produttività anticipa al 2021 il completamento del recupero e porta a fine legislatura a un guadagno di quasi il 2%. La riduzione concordata della spesa improduttiva porta invece il guadagno cumulato al 2,4%.