Il provvedimento comporterebbe, infatti, una possibile erosione delle basi imponibili nei Paesi dell’Ue
Si sta per aprire una nuova stagione di concorrenza tra le macroaree mondiali. A lanciare l’allarme è la Bce, che – anticipa il Bollettino economico di giovedì – avverte che “la riforma fiscale varata negli Stati Uniti rischia di intensificare la competizione a livello globale, comportando una possibile erosione delle basi imponibili nei Paesi dell’Ue”.
Insomma una nuova concorrenza a livello fiscale. “L’Eurozona infatti – prosegue la BCE – sarà influenzata dai cambiamenti nel panorama fiscale internazionale, le cui conseguenze sono altamente incerte e complesse. Se da una parte la riforma potrebbe portare a ricadute macroeconomiche positive nel momento in cui un’economia statunitense più forte aumenta la domanda di beni e servizi dell’area dell’euro, dall’altra la dimensione complessiva dell’effetto sarà probabilmente piuttosto contenuta”.
Più nel dettaglio “la riforma impatterà positivamente a breve termine sull’economia Usa, determinando un rialzo tra lo 0,5% e l’1,3% del Pil nei prossimi tre anni, mentre gli effetti a lungo termine saranno più incerti”.
“Inoltre la riforma inciderà sulle strategie di pianificazione fiscale delle multinazionali poiché le minori imposte sulle società statunitensi aumenteranno l’attrattiva fiscale degli Stati Uniti rispetto ad altri Paesi”, influenzando il modo in cui le aziende scelgono di investire o spostare i profitti. Uno studio del Centro per la ricerca economica europea (Zew) – si legge ancora nel rapporto – rileva che la riforma fiscale porterà ad un aumento dell’ingresso degli investimenti esteri provenienti dall’Ue e diretti negli Stati Uniti, i quali saranno superiori all’aumento degli investimenti esteri statunitensi diretti verso l’Ue. La riforma inciderà, anche. sulle strategie di pianificazione fiscale delle imprese multinazionali. In particolare, spiega la Bce, aumenterà l’incentivo a riportare negli Usa gli utili, specie quelli prodotti nei Paesi europei, dove le tasse sono più alte. Inoltre alcuni aspetti della riforma incentivano il trasferimento della proprietà intellettuale negli Stati Uniti”.
Lo studio della Bce mette, infine, in evidenza come sia “stato sottolineato che alcune delle disposizioni internazionali della riforma fiscale statunitense potrebbero non essere conformi alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e alle convenzioni sulla doppia imposizione”.