“Le potenzialità dei territori di montagna e la consapevolezza che sviluppo e turismo possano crescere in maniera armoniosa – afferma il presidente di Assoturismo Vittorio Messina durante il suo intervento alla XXIII edizione della Bitm, Le Giornate del Turismo Montano di Trento – rappresentano una sfida alta per costruire progetti di viaggio capaci di sostenere la crescita della domanda dei viaggiatori per un turismo più rispettoso e orientato alla sostenibilità. Una opzione dovuta poiché si tratta di preservare quanto più possibile questo pregiato patrimonio culturale e ambientale e, quindi, di riflesso, le mete dei vacanzieri. Si parla di qualcosa che esula dalla disponibilità economica del viaggiatore, dalle passioni che lo animano, dal luogo che sceglie: il turista consapevole sa bene che a guidarlo è un bagaglio di conoscenza di luoghi e persone, di tradizioni, di diversità, di esperienze nella speranza di ricevere un arricchimento culturale in cambio di un contributo economico a chi lo accoglie”.
“Del resto – prosegue Messina – le potenzialità dei territori di montagna vanno incontro ad un trend già diffuso negli ultimi anni e che la pandemia ha contribuito ad alimentare, quello del turismo slow. Ovviamente questa nuova consapevolezza del viaggiare responsabile richiede operatori turistici in grado di raccogliere la sfida di costruire progetti di viaggio volti alla riscoperta delle bellezze dei territori e che siano capaci di sostenere la crescita della domanda dei viaggiatori di un turismo rispettoso e consapevole. Che il cambiamento globale abbia un forte impatto anche a livello locale diventa sempre più evidente: in tutto il mondo c’è un richiamo sempre più forte anche da parte dei giovani ad adottare politiche incisive per porre rimedio al cambiamento climatico. Per altro si può notare come le modificazioni sul clima in montagna siano superiori al dato medio complessivo. La temperatura qui aumenta del doppio rispetto alla media e l’effetto del cambiamento climatico si rende visibile nello scioglimento dei ghiacciai in modo sempre più evidente e rapido. Inoltre il cambiamento tecnologico globale modifica il modo di vivere e può aprire scenari interessanti anche per aree prima decentrate che, grazie al contributo del digitale riescono ad essere più connesse e a puntare su nuove opportunità di vita e di lavoro. Lo stesso vale relativamente alla modifica dei comportamenti sul fronte della domanda turistica spingendo a guardare verso una Montagna che va oltre lo sfruttamento intensivo del territorio, per recuperare con essa un nuovo rapporto, ecocompatibile e orientato alla qualità, per chi ci vive e lavora e per chi la sceglie come destinazione. Si tratta di trend, già evidenziati, dove la sfida resta quella di sfruttare questo cambiamento per costruire nuove opportunità per la montagna puntando all’eccellenza come elemento ancora più importante nelle aree dislocate. In questo senso bisogna essere preparati, trovare il percorso ideale per compiere le scelte più opportune e da qui nasce l’esigenza, unita ad una volontà lungimirante di investire sulle persone proponendo loro un percorso formativo che deve sempre più ampliare temi e ambiti di approfondimento”.
“Considerato che l’economia della montagna non potrà più sostenersi solo sugli impianti sciistici – conclude il presidente – dalla crisi potrebbe riguadagnare spazio anche una montagna alternativa. Bisogna però sciogliere un nodo fondamentale, cioè abbandonare la visione della separazione tra montagna alternativa e quella della neve. Occorre iniziare ad aprire dei dialoghi tra i due tipi di montagna per generare sistemi virtuosi. Anche questa è una sfida da affrontare e da vincere”.