Il presidente Piccioli: «Maggior capacità di sostenere l’ accesso al credito delle Pmi»
Oltre il 25% delle piccole e medie imprese bresciane chiede un finanziamento attraverso i Confidi ma, tra insolvenze e contrazione dei fidi erogati, il mercato mette in evidenza un trend negativo delle garanzie prestate. L’ approvazione nei giorni scorsi del disegno di legge di riforma dei Confidi modificherà questo mondo rappresentato da Assoconfidi (Associazione dei Confidi italiani) guidato dal bresciano Piergiorgio Piccioli anche presidente di Confesercenti Lombardia Orientale. Quali novità prevede la riforma dei Confidi? «Ne definisce meglio il ruolo nel mercato del credito tramite un loro riposizionamento strategico sulla gestione e la promozione delle risorse pubbliche. Dovrebbe alleggerire il carico degli oneri burocratici e di processo eliminando obblighi che oggi sono inutilmente duplicati e che pesano sui conti dei Confidi e dunque anche su quelli delle imprese socie. Il provvedimento mira a rafforzare la capacità del sistema di sostenere efficacemente l’ accesso al credito delle Pmi che continua a non essere facile e crei le basi per un ampio utilizzo dei Confidi. Ora attendiamo che il governo, il più presto possibile, dia attuazione ai principi contenuti nella delega con i relativi decreti». Ma di che realtà stiamo parlando? «I Confidi in Italia sono attualmente 530 di cui 62 vigilati da Banca d’ Italia (cosiddetti 107) e 468 non vigilati (106). Secondo dati di Bankitalia, i Confidi assistono un totale di finanziamenti per oltre 40 miliardi, 21 miliardi di garanzie in essere di cui oltre 15 rilasciate dal Confidi vigilati (cosiddetti 107) che rappresentano il 73% del mercato. I Confidi associano 1,2 milioni di aziende esprimendo un tasso di penetrazione tra le Pmi di oltre il 30%. Numeri che evidenziano l’ importanza della loro funzione: anche in questi difficilissimi anni di crisi hanno permesso alle imprese di accedere al credito». Il totale dei Confidi è in diminuzione complici anche i nuovi requisiti richiesti dalla Banca d’ Italia e dal legislatore che hanno favorito le aggregazioni. Recenti anche quelle che hanno interessato Brescia e la Lombardia… «Una tendenza che è in grado di esprimere sistemi più solidi grazie ad una buona patrimonializzazione, ad economie di scala e a una nuova gestione organizzativa». Come vede il futuro dei Confidi? «Per cercare di accorciare i tempi della ripartenza e ipotizzare il proprio ruolo nel lungo periodo, molti Confidi hanno da tempo cominciato a valutare un cambio di strategia. Dall’ analisi di Assoconfidi, due i principali percorsi possibili: il primo è il mantenimento del modello tradizionale, provando ad ampliarlo. Il secondo è ripensare il modello di business individuando nuove specifiche come il proporre nuovi prodotti rivolgendosi a un nuovo target di utilizzatori o passando a cambiamenti radicali del core business».
Da il Corriere della Sera (ed.Brescia)