Confesercenti: “le pmi soffrono il triplo: da gennaio 2012 a settembre 2013 per le piccole superfici vendite giù del 6,3%, per le grandi -2,1%. Crisi e deregulation riducono le quote dei piccoli”
Nuovo rallentamento dei consumi a settembre. Secondo l’Istat l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) diminuisce del 2,8% rispetto al settembre 2012 e dello 0,3% rispetto ad agosto 2013. Su base annua le vendite di prodotti alimentari sono diminuite del 2,2% e quelle dei prodotti non alimentari del 3,1%. Nel confronto con agosto, le vendite di prodotti alimentari diminuiscono dello 0,2% quelle di prodotti non alimentari dello 0,3%.
Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con il mese di settembre 2012, variazioni negative sia per la grande distribuzione (-2,6%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-3,0%). Nel confronto con i primi nove mesi del 2012, le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dell’1,3% e quelle di prodotti non alimentari del 3,0%, per una diminuzione complessiva del 2,3%.
“L’andamento negativo delle vendite a settembre, segnalato dall’Istat, è un dato atteso ma allarmante: la crisi dei consumi prosegue, segno distintivo di una recessione che ha bruciato ricchezza e lavoro e portato all’impoverimento di (quasi) tutti gli italiani. Una situazione che colpisce soprattutto le PMI del commercio: secondo i calcoli dell’Ufficio economico Confesercenti, da gennaio 2012 a settembre 2013, infatti, le piccole superfici hanno subito un calo di vendite del 6,3%, esattamente il triplo della diminuzione registrata dalle grandi (-2,1%).
La progressiva riduzione di quote di mercato dei piccoli è dovuta certamente alla crisi dei consumi, ma anche alla totale deregulation di orari e giorni di apertura degli esercizi commerciali introdotta con il decreto “Salva-Italia” dal governo Monti proprio nel 2012. Un intervento che non ha rilanciato né l’occupazione né – come è sempre più evidente – i consumi. Sempre considerando il periodo gennaio 2012-settembre 2013, infatti, le vendite complessive sono calate del 4,5%”.
Il proseguimento della crisi dei consumi rischia di gelare anche le vendite di Natale: è urgente una terapia ‘fiscale’, con un alleggerimento del peso dell’Erario sulle tredicesime ed un freno alla continua crescita delle imposte e delle tariffe locali. Per il commercio tradizionale, inoltre, sarebbe esiziale un ulteriore e sciagurato aumento dei costi, che potrebbe provenire sia dal ventilato aumento delle accise, che incrementerebbe gli oneri sostenuti da tutta la filiera, sia dall’emendamento alla legge di stabilità che vorrebbe introdurre la liberalizzazione delle locazioni immobiliari dal canone annuo superiore ai 40mila euro. Una nuova, non necessaria deregulation che rischia di provocare altre chiusure di attività commerciali, così come la ventilata ipotesi di un ulteriore aumento degli acconti fiscali sulle imprese”.