Tra marzo ed inizio aprile -1,95 miliardi di litri di carburanti erogati. Per i gestori svaniti 60 milioni di euro di reddito
Il lockdown ed il conseguente crollo delle vendite di carburanti stanno mettendo in ginocchio i gestori, e migliaia di impianti sono a rischio fallimento. Al momento, però, il confronto con il Governo, aperto la scorsa settimana a seguito di una denuncia lanciata dalle Federazioni di categoria nazionali, seppur positivo nelle affermazioni e proponimenti, non si è concretizzato. A dichiararlo è la Faib Confesercenti, che lamenta l’allontanarsi di soluzioni fiscali ed economiche che pure erano state ipotizzate nel corso del confronto.
“La distribuzione carburanti – dichiara Martino Landi, Presidente nazionale Faib Confesercenti – è tutt’ora attiva e garantisce i rifornimenti sia in sola modalità self-service, con accettatore di banconote o carte, sia in modalità servito. Ma siamo allo stremo.”
“Nonostante siano stati firmati accordi con i principali fornitori petroliferi – sottolinea Landi – per attenuare il peso economico che grava sulle gestioni a fronte dei costi, molti dei quali rimasti invariati, i punti vendita hanno perso nel mese di marzo il 90% dei ricavi. Ora rischiano il fallimento. In particolare, alcuni costi fissi di gestione, utenze e servizi ed il costo sostenuto per il personale rappresentano un peso economico insopportabile per le gestioni. Oggi i nostri impianti hanno un ricavo lordo che potremmo stimare in poco più di 10 euro al giorno derivante dai carburanti. In queste condizioni, senza interventi del Governo e l’accesso a tutte le possibili forme di difesa del reddito, fiscali e non, sostegni economici concreti, non credo che riusciremo a continuare a garantire il servizio pubblico ancora per molto”.
“Ci auguriamo – precisa Landi – che in settimana la vertenza nazionale con il Governo e le altre rappresentanze si chiuda positivamente. Il rischio che le gestioni esauriscono i fondi economici per assicurarsi ulteriori forniture, non solo permane ma ogni giorno è più che reale”.
In Italia sono attivi circa 21.500 punti vendita carburanti, di cui circa l’80% circa ancora regolarmente in funzione. Le perdite stimate nel mese di marzo sono del 90%. Le scorte medie sono ridotte al minimo, mediamente tra i 2/5mila litri per prodotto. A volte alcuni gestori esauriscono le scorte e restano chiusi per alcuni giorni in attesa della nuova fornitura: il che fa apparire un andamento a singhiozzo per alcuni impianti.
Le perdite in termini di erogati sono di circa 1,95 miliardi di litri di carburante per il periodo che va dalla seconda settimana di marzo fino al 6 aprile. La perdita in termini di fatturato complessivo (comprese le tasse e imposte destinate allo Stato) ammonta a 2,9 miliardi di euro. Mentre le perdite di reddito lordo per i gestori sono stimabili in circa 60 milioni di euro, ricavando mediamente meno di 300 euro di ricavo lordo mensile per punto vendita, neanche sufficienti ad onorare le utenze. È evidente a tutti che così non potremo resistere a lungo. Il Governo è stato abbondantemente avvisato, ma sul nostro settore è calata la congiura del silenzio.