L’Associazione: “Vogliamo normalità, certezza e semplificazione”
C‘è chi continua a definire la Calabria “una terra difficile”. Questa frase non dice nulla della complessità di questa nostra regione. Chi crea posti di lavoro, chi combatte ogni giorno contro la burocrazia e la pressione fiscale può testimoniare concretamente, forse più e meglio di altri, cosa significa “vivere in una terra difficile”. Tanto più che proprio le categorie più esposte, e cioè i commercianti, così come le tante piccole e medie imprese, oggi vivono una condizione di completa solitudine.
1. Quadro regionale
Essere soli nel fare impresa, oggi in Calabria, significa, anche e soprattutto, non avere interlocutori nella classe politica. Questa è la regione che ha visto finire in carcere il suo penultimo governatore, condannato per falso in atto pubblico. E’ la regione che ha l’attuale presidente sottoposto ad obbligo di dimora con le accuse di corruzione e abuso d’ufficio. In questo scenario si naviga a vista, senza una meta, senza una programmazione finalizzata allo sviluppo. Manca una guida autorevole e credibile, capace di affrontare e risolvere problematiche di importanza epocale come quella dell’inesorabile processo di spopolamento che sta portando la Calabria a un rapido declino delle aree interne, dei nostri centri storici, con costi enormi dal punto di vista economico e sociale. I numeri sembrano inesorabili. Secondo le proiezioni Istat, da qui al 2065 la popolazione calabrese scenderà a 1 milione 500mila abitanti. In termini di reddito disponibile per abitante il valore, in termini assoluti, tocca il minimo proprio in nella nostra regione. Altre dolenti note arrivano dalla quota di calabresi senza occupazione. L’incidenza della disoccupazione tra i laureati, seppure nettamente inferiore alla media regionale, è circa il doppio di quella osservata in Italia. Ultimo, ma non ultimo, il costo del credito rimane, in generale, di gran lunga maggiore rispetto alla media nazionale.
2. Quadro nazionale
Se possibile, appare ancora più fosco il quadro nazionale. Preoccupano le stime di crescita in Italia per il 2019. Organismi ufficiali come l’Ufficio parlamentare di bilancio fissano il Pil dell’anno appena iniziato ad un misero +0,8%, mentre banche internazionali come Goldman Sachs parlano addirittura di uno 0,6%. E le cose sono obbligatoriamente destinate a peggiorare vista la fine del Quantitative easing europeo e le strette protezionistiche globali volute dagli Stati Uniti.
3. La Manovra economica
Senza una vera ripresa, quindi, gli obiettivi di finanza pubblica fissati nella nuova Manovra appena approvata dal Parlamento potranno essere raggiunti soltanto facendo scattare le clausole di salvaguardia dell’Iva che il Governo ha concordato con l’Ue per salvare le sue due leggi bandiera: quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma a quale costo? Una imposta al 26,5 per cento soffocherebbero sia i consumi delle famiglie, già oggi in frenata, che la crescita del Pil. Insomma, ci incamminiamo verso un crinale pericoloso, con: a) una Manovra che allo stato attuale appare fortemente recessiva; b) un debito pubblico che cresce, già stimato sui 2.350 miliardi; c) uno spread da mesi costantemente sopra i 250 punti base che è costato allo Stato, ovvero a noi cittadini, oltre 4 miliardi di euro; d) un aumento complessivo della tassazione stimato in tredici miliardi di euro in più, cui bisogna aggiungere i possibili incrementi di Imu e Tasi nelle singole realtà comunali; e) la riduzione sostanziale degli investimenti sul lavoro. L’anno si apre, quindi, in un clima complessivo di incertezza che coinvolge famiglie ed imprese. Peraltro, le variazioni introdotte nell’iter parlamentare hanno modificato la qualità degli interventi sulla spesa determinando un’inversione di segno nell’effetto netto complessivo sui contributi agli investimenti nel 2019.
4. Proiezione futura
Queste necessarie premesse, nella loro crudezza, non scoraggiano chi ha dedicato la propria vita al lavoro. Essere capaci di individuare le criticità esistenti, non significa perdere ottimismo, fiducia e speranza. Confesercenti ha recentemente ribadito la necessità di dissipare questo clima di incertezza che stiamo vivendo come condizione fondamentale per il rilancio della domanda interna. E’ fondamentale ripristinare gli investimenti per la crescita e l’alleggerimento del fisco, e su questi temi è necessario un confronto diretto con i sindaci, le amministrazioni locali e quella regionale, tutti chiamati a “darsi una svegliata”. Occorre ridare finalmente fiato al potere d’acquisto delle famiglie e stabilità alle imprese con una spinta decisiva per rafforzare lo sviluppo.
5. Una missione che non viene meno
La missione di chi fa impresa non viene meno. L’obiettivo è e rimane quello di rappresentare il mondo delle PMI, con il loro dinamismo che dà un contributo ineguagliato al Pil e all’occupazione. Ma non si può delegare alla volontà del singolo ciò che necessita di una strategia, di una regia politica generale.
6. I centri storici
Particolarmente significativo è l’esempio delle micro-attività urbane che vivono da anni un problema evidente di sostenibilità che sta aumentando il degrado delle nostre città e dei nostri paesi, ma che viene tutt’ora ignorato dalla classe politica regionale e nazionale. Sembra più che necessaria una nuova stagione di confronto e concertazione tra enti locali e associazioni di categoria, con azioni mirate di marketing territoriale che portino al rilancio del commercio tradizionale di vicinato. I centri storici possono e devono riassumere la loro dimensione identitaria di spazi dedicati alle relazioni interpersonali, agli eventi culturali e di intrattenimento. Devono, insomma, riprendersi quel ruolo di fulcro della vita cittadina e quotidiana attraverso misure concordate di varia e ampia prospettiva.
7. Proposte
Il rilancio delle dinamiche economiche passa attraverso uno schema di prospettiva che comprende: progetti di rigenerazione urbana; incremento dell’attrattività commerciale e sociale di città e paesi; miglioramento delle condizioni di vivibilità e accessibilità (strade, parcheggi); contributi sugli affitti nei centri storici; riduzione delle locazioni; sostegno economico mirato (tassazioni comunali); riequilibrio della concorrenza tra i centri commerciali, la grande distribuzione organizzata e i piccoli esercenti (regolamentazione delle aperture e chiusure domenicali). Proposte che racchiudono il segno di una rinascita per la quale imprese e territorio svolgono un ruolo integrato essenziale.